mercoledì 31 gennaio 2007
Scrivere su un blog dà la libertà di raccontare cose che altrimenti non si raccontano.
Un po' la differenza che passa fra il teatro e la televisione: se una rappresentazione teatrale non piace è quantomeno di cattivo gusto alzarsi e andare via, in tv se qualcosa proprio non va giù si cambia canale e via.
Quando raccontiamo qualcosa a qualcuno non possiamo prevedere se la cosa interessa, se la persona ha tempo di ascoltare, se piace come lo raccontiamo. Ci sono di quelle che ce lo fanno capire (e che delusione), ma normalmente se la cosa non interessa ce lo dicono poi alle spalle, con qualcun'altro.
Invece sul blog se va, si legge, altrimenti si passa avanti, al prossimo blog, alla prossima storia.
lunedì 29 gennaio 2007
non è tanto che un toast al bar sotto l'ufficio costi 2 euro quanto il fatto che l'ho pagato 2 euro giovedì scorso, ma oggi a pranzo 2 euro e 50.
Ma la guardia di finanza cosa fa?
Sabato ho fatto shopping: niente stivali, niente cappotto.
Due cose inutili, due cose che però hanno fatto benissimo all'umore: pigiamino con le pecorelle (di una nota marca di abbigliamento) e completino intimo in super sconto.
Tengo a bada i sensi di colpa.
domenica 28 gennaio 2007
Guadagno 1000 euro al mese (20 euro più, 20 euro meno). Prima pagavo di tasse il 23%.
Ora sono cambiati gli scaglioni, ora risulto più ricca, e pagherò il 27%.

Per calcolare la percentuale di tasse da pagare si prendeva come riferimento la RAL (reddito annuo lordo), ovvero quello che uno guadagnava lordo all'anno.
Da gennaio 2007 per determinare le detrazioni di imposta (leggi tasse) che vanno applicate oltre al reddito lordo annuo si deve sommare anche la rendita della casa detenuta a titolo di proprietà.
Anche a chi ancora ci paga il mutuo e di proprietà ne ha ancora veramente poca.
E così risulteremo tutti più ricchi.

Indipendenza

mercoledì 24 gennaio 2007
La cosa più bella del mio nuovo lavoro è che ho imparato a guidare.
Sono una che ha preso la patente a 24 anni, che l'esame di teoria lo ha superato ad occhi chiusi, ma che ha ripetuto l'esame di guida.
Salgo in macchina, un po' nervosa, ma sicura di farcela. Tenuta di strada: buona. Parcheggio: sufficiente, ma niente danni. Poi in una strada un po' stretta l'esaminatore mi chiede una inversione ad U. Io volevo farla da manuale: in tre mosse. Sterzo tutto a sinistra, prima, freno, ok, vado, vado, piano e ... CRAC Paraurti anteriore che striscia sul marciapiede basso. Lacrime agli occhi, guance in fiamme, l'onta di tornare sul sedile passeggero con la macchian guidata dall'istruttore.
Il mio rapporto con la 4 ruote non si è mai sviluppato, è rimasto sempre lì, in forma embrionale. Piuttosto che guidare, sono diventata espertissima di mezzi pubblici: orari, coincidenze, prezzi e rivenditori dei biglietti. In alternativa mi piace farmi scarrozzare ovunque e da chiunque. E se solo posso: vado a piedi!
Questo, mi rendo conto solo ora, ha molto condizionato il mio rapporto con gli altri. Non ho mai avuto la macchina finchè non ho iniziato a lavorare. Quindi ero quella da andare a prendere, da riportare a casa, da accompagnare in qualsiasi posto e da andare poi a prendere. E finchè si trattava di maschietti...
Ora faccio come minimo 45 KM al giorno, e con qualsiasi tempo atmosferico.
Ho mantenuto la buona abitudine ad andare a piedi se il posto è ragionevolmente vicino, e ancora mi piace il viaggio inteso come momento di contemplazione, quindi con me che non guido ma mi godo tutto il paesaggio seduta comodamente al lato passeggero di una macchina o sul sedile di un qualsiasi mezzo pubblico.
Però ora non ho più scuse se piove o se sono lontana: ho conquistato insieme al mio nuovo lavoro un altro pezzetto di indipendenza.

Ricominciare...

martedì 23 gennaio 2007

.... quante volte l'ho detto, quante volte l'ho solo immaginato. E' stata dura stringere i denti, ma che liberazione il momento in cui ho potuto dire: io me ne vado.

Io l'ho fatto! L'ho fatto spesso, come un bambino capriccioso che costruisce castelli di sabbia solo per il gusto di tirarli giù. Ricorre l'anniversario di uno dei miei basta: un lavoro troppo invadente, che stava distruggendo tutto quello che di bello avevo conquistato.

Ho rinunciato alla mia sicurezza (un lavoro a tempo indeterminato), ho rinunciato alla tranquillità dello stipendio a fine mese, ho rinunciato pur non avendo un altro posto.

Ma ne sono fiera: a distanza di un anno sto benissimo, e non posso far altro che guardarmi indietro e sentirmi orgogliosa di quella scelta. Mi si sono aperte prospettive prima impensabili, chiusa nel mio dolore e nel mio ufficetto e piangermi addosso.

Ricominciare: non è solo una parola. E' una possibilità.

Quando stiamo male pensiamo che nulla può tirarci fuori. Ed è così! Nulla e nessuno possono tirarci fuori se non noi, con le nostre forze.

Stasera ho sentito il bisogno di fissare questo anniversario.