Mi sono data al cinema fantastico. Meglio: mi sono data al cinema americano fantastico. Sono arrivata alla conclusione che l'andare al cinema è un momento di pura evasione e lo devo vivere come tale. Niente film impegnati, che grondano signicato e senso e che fanno riflettere. Solo film che devono essere visti al cinema per poterne assaporare gli effetti speciali, per poter vedere ogni minima esplosione, per poter ingrandire a dismisura il vuoto cosmico delle trame compensati subito da una illusione altrettanto grande che solo il cinema sa dare.
Premessa per giustificare le mie ultime visioni: I fantastici 4 e Silver Surfer (2007) e Tranformers (2007).
Diciamo che non mi sono fatta mancare niente: due invasioni aliene, entrambe destinate a farci estinguere, con dei super eroi o altri alieni a salvarci. Chissà poi perchè ci salvano sempre? Siamo così convinti di meritarcelo?
Entrambi pieni di effetti speciali che non ci fanno rimpiangere il costo del biglietto. Ma mentre i Fantastici 4 si prendono troppo sul serio e il personaggio di Fiamma ha ormai un ego ingombrante come un air bag scoppiato per sbaglio in una mini, in Tranformers si ride di gusto. L'eroe è un ragazzo qualunque e anche un po' sfigatello. Gli alieni sono automobili che si trasformano in robot. E l'esercito americano viene descritto come macchinoso e inutile. Fantastica la prima trasformazione che avviene a 3 minuti dall'inizio del film che mi ha fatto letteralmente rimanere a bocca aperta.
I Fantastici 4 sono un po' stucchevoli, non ho capito la mossa di riesumare il cattivo del vecchio film, che oltre a diventare la nuova minaccia non mi sembra abbia dato molto aiuto a risolvere il caso... o mi sono addormentata e mi sono persa un pezzo? E poi diciamocela tutta: nei fantastici 4 non c'è nazionalismo. Nessun eroe ha i colori della bandiera americana, mentre in transormers il capo Optimus prime è colorato in rosso e blu. Sarà che da piccola vedevo i cartoni animati, sarà che Michael Bay dopo circa dieci anni ha voluto ritornare sul genere fantascienza con cui si era già misurato con Armageddon, ma a me questo film è piaciuto.
Le opinioni espresse in questo post possono subire variazioni dopo una buona dormita, quindi non sono da considerarsi permanenti.
Lo shopping è una pulsione compulsiva che spesso ci fa comprare cose di cui potremmo fare a meno ma che una volta comprate ci danno una sensazione di leggera euforia, che spesso dura il tempo di portare l'oggetto in questione a casa.
L'evoluzione è lo shopping on-line: ore passate a saltellare da un sito all'altro in cerca dell'oggetto del desiderio, comparando prezzi e spese di spedizione. L'euforia dura più a lungo: tutto il tempo dalla conferma dell'ordine fino a che il pacco non è arrivato a casa.
Ho scoperto questa nuova droga. Questa euforia nel tornare a casa e trovare il pacco appoggiato sulle cassette delle posta o sul tavolo della sala.
Poi la mia anima razionale (mia madre direbbe tirchia, ma questa è un'altra storia) mi fa trovare la motivazione del mio comportamento sconsiderato.
Le motivazioni di questo acquisto


sono:
- sono a dieta
- sono a dieta e ho incominciato a portarmi il cibo da casa
- nel mio nuovo posto di lavoro c'è una cucina attrezzata
- nel mio nuovo posto di lavoro la maggior parte delle persone si portano da mangiare da casa e questo aumenta la socializzazione
- un bento originale giapponese ce l'ho solo io, e domani avrò una cosa di cui parlare di cui nessuno sa niente
grazie alla cuoca petulante per la fantastica idea
L'evoluzione è lo shopping on-line: ore passate a saltellare da un sito all'altro in cerca dell'oggetto del desiderio, comparando prezzi e spese di spedizione. L'euforia dura più a lungo: tutto il tempo dalla conferma dell'ordine fino a che il pacco non è arrivato a casa.
Ho scoperto questa nuova droga. Questa euforia nel tornare a casa e trovare il pacco appoggiato sulle cassette delle posta o sul tavolo della sala.
Poi la mia anima razionale (mia madre direbbe tirchia, ma questa è un'altra storia) mi fa trovare la motivazione del mio comportamento sconsiderato.
Le motivazioni di questo acquisto


sono:
- sono a dieta
- sono a dieta e ho incominciato a portarmi il cibo da casa
- nel mio nuovo posto di lavoro c'è una cucina attrezzata
- nel mio nuovo posto di lavoro la maggior parte delle persone si portano da mangiare da casa e questo aumenta la socializzazione
- un bento originale giapponese ce l'ho solo io, e domani avrò una cosa di cui parlare di cui nessuno sa niente
grazie alla cuoca petulante per la fantastica idea
Riprendo volentieri questa segnalazione di lucenellarete.
aNobii: crea, scambia ed esplora liste di libri
Scegli la lingua sia del sito che dei libri, ti registri e entri in una libreria virtuale, fatta di libri letti davvero e criticati da persone vere.
La trovo una bella iniziativa. Perché è gratis, perchè permette di conoscere persone che hanno i nostri gusti in fatto di libri o (meglio) di conoscere nuovi autori e nuovi punti di vista. Per me che lavoro in un posto dove l'attività di leggere non è contemplata fra le cose importanti da fare, è una consolazione trovare in rete qualcuno con cui parlare. E poi ultimamente non sto leggendo neanche io: che mi stiano contagiando? Devo correre ai ripari.
aNobii: crea, scambia ed esplora liste di libri
Scegli la lingua sia del sito che dei libri, ti registri e entri in una libreria virtuale, fatta di libri letti davvero e criticati da persone vere.
La trovo una bella iniziativa. Perché è gratis, perchè permette di conoscere persone che hanno i nostri gusti in fatto di libri o (meglio) di conoscere nuovi autori e nuovi punti di vista. Per me che lavoro in un posto dove l'attività di leggere non è contemplata fra le cose importanti da fare, è una consolazione trovare in rete qualcuno con cui parlare. E poi ultimamente non sto leggendo neanche io: che mi stiano contagiando? Devo correre ai ripari.
Ero a pezzi. Uscivo con un uomo più grande di me di 10 anni che non si laureava per non sposarsi che diceva di amarmi. Io credo di essere stata un'altra scusa per rimandare ancora per un po' le responsabilità e la vita da "grandi". Nel frattempo parcheggiata all'università, fra feste cene e discoteca, non mi domandavo nulla, non avevo aspirazioni, né ambizioni. Semplicemente: mi lasciavo vivere.
Poi era riapparso lui. Il mio migliore amico. Quello che avevo perso un po' di anni prima. Quello che dopo tanta amicizia aveva provato a darmi amore e che io avevo respinto, attratta da altro, che credevo migliore.
650 kilometri sono tanti se non hai la patente, sei una studentessa fuori sede squattrinata, e l'unica fonte di reddito è l'assegno che ti passano mensilmente i tuoi che deve bastare per tutto.
- Raggiungimi a Rimini - mi disse - ti mando il biglietto.-
Ed eccomi qua, di Marzo, in una Rimini praticamente deserta. La stazione non è grandissima, ed è come tutte la stazioni di tutta Italia. E lui è li che mi aspetta. E all'improvviso la stazione si illumina, brulica di gente, ci sono valigie e comitive ovunque, rimango stordita invasa da una confusione che c'è solo dentro di me. - Ho solo tre giorni - mi dice tutto d'un fiato - Ce li faremo bastare - rispondo convinta.
- Hai sempre detto che volevi vedere com'è il mare quando non è estate. Eccolo qui!-
Pensavo che la migliore colonna sonora fosse il mare d'inverno è come un film in bianco e nero visto alla tv e invece mi canta in testa Guccini e dice a Rimini la spiaggia com’è vuota, quasi inutile di marzo, scivolando mollemente sulla erre come solo lui sa fare. Forse ha ragione lui, che Rimini la conosce meglio di me.
Camminiamo fra file di cabine deserte, poi decido di togliere le scarpe e corro sulla sabbia umida fino all'acqua, e allora il mare non è né in bianco e nero né inutile, è libertà, vento, vertigine e risate. Ci sediamo sfiniti sulla spiaggia umida, ed è un attimo, un lampo. Ti vedo con occhi diversi e per un istante sento che posso fidarmi, abbandonarmi.
Ma è solo un attimo, te ne accorgi, cambi espressione, ritorni l'amico che conosco, mi prendi per mano - Vieni, questo ti piacerà sicuramente -
Ho studiato storia dell'arte e a te piace ascoltarmi mentre ti racconto di castel sigismondo. Devo aver preso talmente sul serio la parte che un gruppetto di turisti si avvicina per ascoltare, con lo sguardo mi incoraggi e, si... ho proprio sbagliato corso di laurea. Ho scelto quello che poteva servire, non quello che mi piace veramente. Lo dovrei dire a mamma e papà che gli studi in economia che mi stanno pagando mi fanno venire i brividi, che se non riesco a studiare è perché sento che non è quella la mia strada. Eh già, dovrei proprio dirglielo.
- Adesso però mi fai assaggiare la piadina, non posso venire a Rimini e non mangiarla-
Seduti al tavolino di plastica di un ristoratore ambulante te lo chiedo - perché proprio Rimini?-
- Perché non è vero che Rimini è bella solo d'estate. Rimini non è solo un centro turistico, piena di negozi e discoteche. Rimini è una bellissima cittadina affacciata sul mare dove vorrei passare tutta la vita...vuoi farmi compagnia?-
Un’avventura così, a Rimini, non l’avrebbe immaginata nemmeno Fellini.
Poi era riapparso lui. Il mio migliore amico. Quello che avevo perso un po' di anni prima. Quello che dopo tanta amicizia aveva provato a darmi amore e che io avevo respinto, attratta da altro, che credevo migliore.
650 kilometri sono tanti se non hai la patente, sei una studentessa fuori sede squattrinata, e l'unica fonte di reddito è l'assegno che ti passano mensilmente i tuoi che deve bastare per tutto.
- Raggiungimi a Rimini - mi disse - ti mando il biglietto.-
Ed eccomi qua, di Marzo, in una Rimini praticamente deserta. La stazione non è grandissima, ed è come tutte la stazioni di tutta Italia. E lui è li che mi aspetta. E all'improvviso la stazione si illumina, brulica di gente, ci sono valigie e comitive ovunque, rimango stordita invasa da una confusione che c'è solo dentro di me. - Ho solo tre giorni - mi dice tutto d'un fiato - Ce li faremo bastare - rispondo convinta.
- Hai sempre detto che volevi vedere com'è il mare quando non è estate. Eccolo qui!-
Pensavo che la migliore colonna sonora fosse il mare d'inverno è come un film in bianco e nero visto alla tv e invece mi canta in testa Guccini e dice a Rimini la spiaggia com’è vuota, quasi inutile di marzo, scivolando mollemente sulla erre come solo lui sa fare. Forse ha ragione lui, che Rimini la conosce meglio di me.
Camminiamo fra file di cabine deserte, poi decido di togliere le scarpe e corro sulla sabbia umida fino all'acqua, e allora il mare non è né in bianco e nero né inutile, è libertà, vento, vertigine e risate. Ci sediamo sfiniti sulla spiaggia umida, ed è un attimo, un lampo. Ti vedo con occhi diversi e per un istante sento che posso fidarmi, abbandonarmi.
Ma è solo un attimo, te ne accorgi, cambi espressione, ritorni l'amico che conosco, mi prendi per mano - Vieni, questo ti piacerà sicuramente -
Ho studiato storia dell'arte e a te piace ascoltarmi mentre ti racconto di castel sigismondo. Devo aver preso talmente sul serio la parte che un gruppetto di turisti si avvicina per ascoltare, con lo sguardo mi incoraggi e, si... ho proprio sbagliato corso di laurea. Ho scelto quello che poteva servire, non quello che mi piace veramente. Lo dovrei dire a mamma e papà che gli studi in economia che mi stanno pagando mi fanno venire i brividi, che se non riesco a studiare è perché sento che non è quella la mia strada. Eh già, dovrei proprio dirglielo.
- Adesso però mi fai assaggiare la piadina, non posso venire a Rimini e non mangiarla-
Seduti al tavolino di plastica di un ristoratore ambulante te lo chiedo - perché proprio Rimini?-
- Perché non è vero che Rimini è bella solo d'estate. Rimini non è solo un centro turistico, piena di negozi e discoteche. Rimini è una bellissima cittadina affacciata sul mare dove vorrei passare tutta la vita...vuoi farmi compagnia?-
Un’avventura così, a Rimini, non l’avrebbe immaginata nemmeno Fellini.

e dovrei smetterla di scrivere...tanto non sono capace
Dopo aver pianto la prematura dipartita del mio amatissimo Ipod, dopo un mese di attesa: Hong Kong è lontana, dopo aver cercato un medico all'altezza della delicatissima operazione, ecco in anteprima le immagini delle fasi di salvataggio del mio Ipod:

Si sa: la pubblicità è l'anima del commercio....se poi è bello e pure gratis: io ci provo.
Non si sa mai che sia la fortunata vincitrice...e non iscrivetevi in troppi
Come mi capita spesso stamattina non sapevo cosa mettere.
Mi capita quando non ho voglia di uscire.
Come spesso poi accade quando mi sento così opto per il jeans.
Stamattina ci avevo abbinato una maglietta rossa con scollo generoso, che volevo facesse pandane con un paio di zoccoli Formarina rossi alti 10...poi ho miseramente cambiato con una maglietta nera e scarpe da ginnastica nere.
Eppure quando sono andata a fare il controllo del gas di scarico alla mia macchina prima di andare al lavoro, ci ho rimediato la mail del meccanico: giovane e carino. Voleva un preventivo, mi ha però dato la mail personale, sottolinenando che il 03/07 è il suo compleanno.
Meglio cambiare, nè!
A chi piace comprare on-line penso che piacerà questa segnalazione.
Sul sito giarre.com c'è l'opportunità di comprare occhiali da sole di tantissimi stilisti e case specializzate. Ma la cosa che mi è piaciuta di più è che se avete qualche difettuccio... le lenti graduate su alcuni modelli sono gratis.
Io volevo comprare questi:

Ho avuto modo di provarli e mi stanno divinamente. Peccato che il mio difettuccio visivo non mi consenta di avere le lenti graduate gratuite. Costerebbero una follia, ovviamente con carta di credito. Magari un'altra volta.
Sul sito giarre.com c'è l'opportunità di comprare occhiali da sole di tantissimi stilisti e case specializzate. Ma la cosa che mi è piaciuta di più è che se avete qualche difettuccio... le lenti graduate su alcuni modelli sono gratis.
Io volevo comprare questi:

Ho avuto modo di provarli e mi stanno divinamente. Peccato che il mio difettuccio visivo non mi consenta di avere le lenti graduate gratuite. Costerebbero una follia, ovviamente con carta di credito. Magari un'altra volta.
Il piano del titolo si rifersice a molte cose. Al numero di soluzioni di un problema a cui arriva un piccolo boss con smaNie di comando prima di sparare, al piano del palazzo dove si svolge la concitata scena finale , e perchè no: al numero della sfortuna che incastra una serie di eventi uno dietro all'altro.
Con un sincopato montaggio parallelo i Manetti Bros. ci raccontano le storie di ogni singolo personaggio e di come e perchè si ritrovano nel finale tutti insieme.
Bel film, prova che il cinema italiano sa ancora osare, e quando osa sa tirare fuori belle storie. Prova che attori italiani che hanno più di una espressione esistono e non sono tutti necessariamente bloccati nell'unidimensionalità della fiction.
Mancano dei produttori coraggiosi capaci di credere in buoni progetti.
Con un sincopato montaggio parallelo i Manetti Bros. ci raccontano le storie di ogni singolo personaggio e di come e perchè si ritrovano nel finale tutti insieme.
Bel film, prova che il cinema italiano sa ancora osare, e quando osa sa tirare fuori belle storie. Prova che attori italiani che hanno più di una espressione esistono e non sono tutti necessariamente bloccati nell'unidimensionalità della fiction.
Mancano dei produttori coraggiosi capaci di credere in buoni progetti.
Ho tinteggiato le pareti della mia stanza.
Grazie a su610 che ha saputo interpretare i miei gusti alla perfezione.
Grazie a su610 che ha saputo interpretare i miei gusti alla perfezione.

Parlare con persone sconosciute mi capita un po' ovunque.
In fila a comprare il pane oppure dal fruttivendolo, sotto la pensilina in attesa dell'autobus, in stazione in attesa del treno, l'ho fatto anche in aeroporto, scegliendo con cura la persona a cui sedermi accanto, in attesa del volo in ritardo. Durante il viaggio inizio a parlare soprattutto se capisco che chi mi sta accanto può raccontarmi qualcosa di interessante.
Non è una cosa che però mi capita spesso.
Ci sono delle volte che sono scontrosa ed è difficile anche solo guardarmi in faccia.
Stasera invece era una di quelle volte in cui volevo chiacchierare. E ho coinvolto il mio compagno di viaggio, il mio vicino di poltrona.
Con le persone sconosciute riesco a dire cose che normalmente non direi. Non temo il loro giudizio. Con una persona sconosciuta posso essere quello che voglio. E normalmente propendo sempre per essere me. Se capisco di non piacere, so che alla fine del viaggio ognuno prenderà la propria valigia e non sarà necessario rivedersi.
E poi mi piace sentire cosa hanno da raccontare. Mi piace ascoltare storie. Anche se sono inventate. Perché anche io non sono lì per giudicare.
In fila a comprare il pane oppure dal fruttivendolo, sotto la pensilina in attesa dell'autobus, in stazione in attesa del treno, l'ho fatto anche in aeroporto, scegliendo con cura la persona a cui sedermi accanto, in attesa del volo in ritardo. Durante il viaggio inizio a parlare soprattutto se capisco che chi mi sta accanto può raccontarmi qualcosa di interessante.
Non è una cosa che però mi capita spesso.
Ci sono delle volte che sono scontrosa ed è difficile anche solo guardarmi in faccia.
Stasera invece era una di quelle volte in cui volevo chiacchierare. E ho coinvolto il mio compagno di viaggio, il mio vicino di poltrona.
Con le persone sconosciute riesco a dire cose che normalmente non direi. Non temo il loro giudizio. Con una persona sconosciuta posso essere quello che voglio. E normalmente propendo sempre per essere me. Se capisco di non piacere, so che alla fine del viaggio ognuno prenderà la propria valigia e non sarà necessario rivedersi.
E poi mi piace sentire cosa hanno da raccontare. Mi piace ascoltare storie. Anche se sono inventate. Perché anche io non sono lì per giudicare.
A distanza di circa un mese ecco la seconda puntata.
Ero rimasta alla mia vana illusione di poter trovare lavoro attraverso internet. E sempre attraverso la rete ho dato sfogo ad un altra mia fissazione: lavorare nella pubblica amministrazione.
In realtà è più una fissazione travasata attraverso DNA dai miei genitori, in primis la mamma. Una delle sue frasi preferite è: - Marlene, il pane del governo è duro, però ... (pausa piena di enfasi, con dito indice alzato verso un punto infinito assolutamente imprecisato verso l'alto) però... è sicuro.
Non le ho mai dato retta. L'idea di intrupparmi in selezioni fatte di test e quiz, dove quello che conta non è quello che sai mescolato ad un buon mix di quello che sei, ma conta solo chi ti ha raccomandato, non mi andava. Ma alla disperazione, ho fatto anche quello.
Anche per la voce "concorsi" ho creato una categoria nei miei segnalibri. E oltre alla immancabile gazzetta, ho scovato tutti gli enti a me comodi e vicini dove mi sarebbe piaciuto lavorare: università (antica passione) e l'ente per il diritto allo studio, la ASL (praticamente dietro casa), la regione, la provincia, ma soprattutto ho selezionato le home page di tutti i comuni limitrofi dove avrei potuto svolgere la mia professione di impiegata statale, con somma gioia di mamma e papà.
Perché dovete sapere che tutti gli enti pubblici sono obbligati a pubblicare i loro bandi di concorso sui loro siti, che noi abbiamo contribuito a realizzare attraverso le nostre tasse.
Ogni settimana non mi restava che entrare nella mia categoria concorsi e controllare se avevano pubblicato qualche concorso, e se era adatto al mio titolo di studio.
La noia dei concorsi è che devi presentare domanda entro un certo limite, compilare dei moduli assurdi, e spesso attraverso la sola compilazione dei moduli danno dei punteggi e ti inseriscono in graduatoria. Poi bisogna presentarsi un dato giorno ad una tale ora in un posto dove se va bene si è almeno un centinaio di persone per un solo posto di lavoro. A volte il giorno dello scritto è già prestabilito nel bando di concorso, a volte arriva il telegramma di convocazione, a volte bisogna informarsi da soli. E spesso si pagano tasse concorsuali di accesso. Soldini a fondo perduto.
Nel periodo in cui ho tentato di entrare nella P.A. ho scoperto l'esercito dei concorsisti. Per mesi ho incontrato le stesse facce, e mi sono detta che la perseveranza sicuramente col tempo viene premiata. L'identikit del concorsista base: età fra i 25 e 105 anni, laurea, meridionale, disoccupato o precario in qualche altro ente gestito dal nostro stato.
Di tutti i concorsi che ho tentato solo in uno ho superato lo scritto.
Di questo unico concorso in cui ho avuto l'onore di sostenere l'orale sono arrivata ottava.
I partecipanti totali erano otto.
Ero rimasta alla mia vana illusione di poter trovare lavoro attraverso internet. E sempre attraverso la rete ho dato sfogo ad un altra mia fissazione: lavorare nella pubblica amministrazione.
In realtà è più una fissazione travasata attraverso DNA dai miei genitori, in primis la mamma. Una delle sue frasi preferite è: - Marlene, il pane del governo è duro, però ... (pausa piena di enfasi, con dito indice alzato verso un punto infinito assolutamente imprecisato verso l'alto) però... è sicuro.
Non le ho mai dato retta. L'idea di intrupparmi in selezioni fatte di test e quiz, dove quello che conta non è quello che sai mescolato ad un buon mix di quello che sei, ma conta solo chi ti ha raccomandato, non mi andava. Ma alla disperazione, ho fatto anche quello.
Anche per la voce "concorsi" ho creato una categoria nei miei segnalibri. E oltre alla immancabile gazzetta, ho scovato tutti gli enti a me comodi e vicini dove mi sarebbe piaciuto lavorare: università (antica passione) e l'ente per il diritto allo studio, la ASL (praticamente dietro casa), la regione, la provincia, ma soprattutto ho selezionato le home page di tutti i comuni limitrofi dove avrei potuto svolgere la mia professione di impiegata statale, con somma gioia di mamma e papà.
Perché dovete sapere che tutti gli enti pubblici sono obbligati a pubblicare i loro bandi di concorso sui loro siti, che noi abbiamo contribuito a realizzare attraverso le nostre tasse.
Ogni settimana non mi restava che entrare nella mia categoria concorsi e controllare se avevano pubblicato qualche concorso, e se era adatto al mio titolo di studio.
La noia dei concorsi è che devi presentare domanda entro un certo limite, compilare dei moduli assurdi, e spesso attraverso la sola compilazione dei moduli danno dei punteggi e ti inseriscono in graduatoria. Poi bisogna presentarsi un dato giorno ad una tale ora in un posto dove se va bene si è almeno un centinaio di persone per un solo posto di lavoro. A volte il giorno dello scritto è già prestabilito nel bando di concorso, a volte arriva il telegramma di convocazione, a volte bisogna informarsi da soli. E spesso si pagano tasse concorsuali di accesso. Soldini a fondo perduto.
Nel periodo in cui ho tentato di entrare nella P.A. ho scoperto l'esercito dei concorsisti. Per mesi ho incontrato le stesse facce, e mi sono detta che la perseveranza sicuramente col tempo viene premiata. L'identikit del concorsista base: età fra i 25 e 105 anni, laurea, meridionale, disoccupato o precario in qualche altro ente gestito dal nostro stato.
Di tutti i concorsi che ho tentato solo in uno ho superato lo scritto.
Di questo unico concorso in cui ho avuto l'onore di sostenere l'orale sono arrivata ottava.
I partecipanti totali erano otto.
"Sul set di 'Ocean's Thirteen' tra la prole di Brad e la pargoletta di Matt, c'erano pappe e pannolini ovunque. E non le dico cosa è successo quando è passata a trovarci Julia Roberts con i gemelli... E per reazione mi sono seduto al bar e mi sono scolato un paio di bicchieri di vodka. Visti da lì, i pupi erano davvero carini". Fonte
Continuo a provare ammirazione per uno che dice quello che pensa, e la pensa come me!
Continuo a provare ammirazione per uno che dice quello che pensa, e la pensa come me!
Piove.
Il nuovo lavoro mi prosciuga le forze e il tempo.
Tutto intorno muta e io rimango sempre ferma.
A questo punto ci vuole un caffè.
Il nuovo lavoro mi prosciuga le forze e il tempo.
Tutto intorno muta e io rimango sempre ferma.
A questo punto ci vuole un caffè.
Sono quattro giorni che l'ho visto e sono quattro giorni che cerco qualcosa da dire, che cerco di commentarlo in qualche modo. Ma non mi viene niente.
Molto probabilmente perchè per me questo film non ha contato molto. E ancora non riesco a capire le polemiche che ha suscitato. Se è o meno una ricostruzione storica fedele è una falsa polemica, montata ad arte per far parlare molto del film. Se avesse voluto raccontarci i Maya Gibson avrebbe girato un documentario. E invece è solo un film. Solo una narrazione fantastica, calata in un'epoca storica riconoscibile, pretesto per raccontarci qualcosa anche di noi contemporanei. Quando Bruce Willis si fa inseguire dai cattivi sfasciando mezza New York nessuno si domanda se corrisponde a realtà. Per me dal punto di vista di genere si equivalgono.
Sul finale invece mi ha fatto sorridere: dopo essere sfuggito ai suoi simili il protagonista vede ancorate delle barche nella rada, e delle persone vestite strane sulla spiaggia. E decide di non volerci avere niente a che fare. Sapendo che sono spagnoli, e sapendo quello che hanno fatto, noi sappiamo che il protagonista fa bene ad evitarli. E credo che il regista volesse dirci proprio questo: ci indigniamo per il trattamento riservato dai suoi simili al nostro protagonista, ma noi europei sbarcati sulle coste dell'America ci siamo comportati meglio?
Molto probabilmente perchè per me questo film non ha contato molto. E ancora non riesco a capire le polemiche che ha suscitato. Se è o meno una ricostruzione storica fedele è una falsa polemica, montata ad arte per far parlare molto del film. Se avesse voluto raccontarci i Maya Gibson avrebbe girato un documentario. E invece è solo un film. Solo una narrazione fantastica, calata in un'epoca storica riconoscibile, pretesto per raccontarci qualcosa anche di noi contemporanei. Quando Bruce Willis si fa inseguire dai cattivi sfasciando mezza New York nessuno si domanda se corrisponde a realtà. Per me dal punto di vista di genere si equivalgono.
Sul finale invece mi ha fatto sorridere: dopo essere sfuggito ai suoi simili il protagonista vede ancorate delle barche nella rada, e delle persone vestite strane sulla spiaggia. E decide di non volerci avere niente a che fare. Sapendo che sono spagnoli, e sapendo quello che hanno fatto, noi sappiamo che il protagonista fa bene ad evitarli. E credo che il regista volesse dirci proprio questo: ci indigniamo per il trattamento riservato dai suoi simili al nostro protagonista, ma noi europei sbarcati sulle coste dell'America ci siamo comportati meglio?
Iscriviti a:
Post (Atom)