In te sono stato albume, uovo, pesce,
le ere sconfinate della terra
ho attraversato nella tua placenta,
fuori di te sono contato a giorni.
In te sono passato da cellula a scheletro
un milione di volte mi sono ingrandito,
fuori di te l'accrescimento è stato immensamente meno.
Sono sgusciato dalla tua pienezza
senza lasciarti vuota perché il vuoto
l'ho portato con me.
Sono venuto nudo, mi hai coperto
così ho imparato nudità e pudore
il latte e la sua assenza.
Mi hai messo in bocca tutte le parole
a cucchiaini, tranne una: mamma.
Quella l'inventa il figlio sbattendo le due labbra
quella l'insegna il figlio.
Da te ho preso le voci del mio luogo,
le canzoni, le ingiurie, gli scongiuri,
da te ho ascoltato il primo libro
dietro la febbre della scarlattina.
Ti ho dato aiuto a vomitare, a friggere le pizze,
a scrivere una lettera, ad accendere un fuoco,
a finire le parole crociate, ti ho versato il vino
e ho macchiato la tavola,
non ti ho messo un nipote sulle gambe
non ti ho fatto bussare a una prigione
non ancora,
da te ho imparato il lutto e l'ora di finirlo,
a tuo padre somiglio, a tuo fratello,
non sono stato figlio.
Da te ho preso gli occhi chiari
non il loro peso
a te ho nascosto tutto.
(Erri De Luca)
Nicola Canonico è rimasto in gioco. Ne posso ancora parlare.
Premesso che ieri sera ho visto prima il Dottor House (puntata che potevo anche fare a meno di vedere), ho notato alla prima inquadratura della Ruina che la Salvalaggio non c'era più, e che Canonico era ancora lì seduto con la sua fascetta nei capelli (che immagino diventerà il must dell'estate 2008) e i suoi occhiali fashion (da cui ricaverà un altro po' di soldini per la sponsorizzazione).
Il resoconto di Selvaggia ha colmato la mia disgressione, e mi ha messo al corrente che i genitori di Nicola sono apparsi in tv dando
Questa me la sono persa, ma ho visto il momento della nomination. Il cervello di Nicola sembra partorire frasi che prima di arrivare alla bocca fanno un giro tortuoso perdendosi nei meandri delle lezioni di dizione sprecate che ha fatto in questi anni. Se non si vergognasse del suo accento meridionale forse risulterebbe più spontaneo. Il timore reverenziale di sbagliare qualcosa gli faceva tremare le mani come non ho visto succedere a nessun "non famoso" che sembrano molto a più agio di lui in tutto quello che fanno.
Forse qualcuno doveva spiegarglielo che la televisione ha dei tempi più veloci rispetto al cinema. Non hai il tempo di prepararti, di imparare una parte. E nel venire chiamati a recitare se stessi si rischia veramente grosso. Forse non ha ancora deciso se essere se stesso o inventarsi qualcuno. Nel frattempo parla di se in terza persona. Forse si sta elaborando.
E comunque se mai Selvaggia dovesse passare di qui vorrei dirle che altro che maledizione di Miriglianon. La strega è lei. Lo ha paragonato ad un essere a metà fra Big Jim e Monciccì. Come fa a sapere che da piccolo alle scuole elementari lo chiamavano così? Secondo me qualcun'altro ha spifferato...
Premesso che ieri sera ho visto prima il Dottor House (puntata che potevo anche fare a meno di vedere), ho notato alla prima inquadratura della Ruina che la Salvalaggio non c'era più, e che Canonico era ancora lì seduto con la sua fascetta nei capelli (che immagino diventerà il must dell'estate 2008) e i suoi occhiali fashion (da cui ricaverà un altro po' di soldini per la sponsorizzazione).
Il resoconto di Selvaggia ha colmato la mia disgressione, e mi ha messo al corrente che i genitori di Nicola sono apparsi in tv dando
"vita a un siparietto di rara tristezza (...) lasciando intendere che in settimana lui e sua moglie, per inviare cento sms in più, si sono venduti le fedi nuziali"E ho concluso che la notizia dei 5000 euro spesi da mamma e papà in schede telefoniche da distribuire fra amici e parenti forse non era una bufala.
Questa me la sono persa, ma ho visto il momento della nomination. Il cervello di Nicola sembra partorire frasi che prima di arrivare alla bocca fanno un giro tortuoso perdendosi nei meandri delle lezioni di dizione sprecate che ha fatto in questi anni. Se non si vergognasse del suo accento meridionale forse risulterebbe più spontaneo. Il timore reverenziale di sbagliare qualcosa gli faceva tremare le mani come non ho visto succedere a nessun "non famoso" che sembrano molto a più agio di lui in tutto quello che fanno.
Forse qualcuno doveva spiegarglielo che la televisione ha dei tempi più veloci rispetto al cinema. Non hai il tempo di prepararti, di imparare una parte. E nel venire chiamati a recitare se stessi si rischia veramente grosso. Forse non ha ancora deciso se essere se stesso o inventarsi qualcuno. Nel frattempo parla di se in terza persona. Forse si sta elaborando.
E comunque se mai Selvaggia dovesse passare di qui vorrei dirle che altro che maledizione di Miriglianon. La strega è lei. Lo ha paragonato ad un essere a metà fra Big Jim e Monciccì. Come fa a sapere che da piccolo alle scuole elementari lo chiamavano così? Secondo me qualcun'altro ha spifferato...
Ho già ripetuto un sacco di volte in questo blog che ho cambiato spesso casa e pelle in giro per l'Italia. E non riesco più a stare zitta.
In uno di questi "soggiorni" Nicola Canonico io l'ho conosciuto. Ovviamente: se mi materializzassi sull'isola lui non sarebbe in grado di sapere chi sono. Ma lui ha voluto fare l'attore. Quindi io ho un vantaggio.
In quel paese da cui arriva lui io non ci vivo più da anni (secoli), ma ho i miei ganci.
E ho qualche spetteguless. Però li racconto solo se rimane dentro il gioco.
E aggiungo che il post scritto da Selvaggia su di lui mi ha fatto schiantare dalle risate.
Io almeno nella scelta della foto sono stata più buona.
In uno di questi "soggiorni" Nicola Canonico io l'ho conosciuto. Ovviamente: se mi materializzassi sull'isola lui non sarebbe in grado di sapere chi sono. Ma lui ha voluto fare l'attore. Quindi io ho un vantaggio.
In quel paese da cui arriva lui io non ci vivo più da anni (secoli), ma ho i miei ganci.
E ho qualche spetteguless. Però li racconto solo se rimane dentro il gioco.
E aggiungo che il post scritto da Selvaggia su di lui mi ha fatto schiantare dalle risate.
Io almeno nella scelta della foto sono stata più buona.

Vorrei sapere chi è stato il primo a pensare che mettere insieme tutte le persone che lavorano insieme sia un momento di divertimento e di relax.
Hai il problema di come vestirti. Nei giorni successivi all'evento sarai giudicato anche da quello.
Non puoi sbronzarti o essere troppo allegro. Nei giorni a venire la serata sarà ricordata con quell'alone da leggenda metropolitana e se anche hai bevuto solo un paio di bicchieri, passando nei corridoi si faranno gomitino additandoti e tu non lo sai: ma sei finito a ballare sui tavoli.
Gli argomenti da utilizzare in queste serate sono i più insidiosi: o verrai ammorbato da una che ti racconterà tutte le prodezze del suo pargolo di nove mesi, o più semplicemente sarai sciocco e superficiale.
E sarai giudicato per sempre così: sciocco e superficiale.
Una cosa sola merita di essere salvata del lungo pomeriggio: l'azienda estrae fra tutti i dipendenti presenti un viaggio di una settimana (quest'anno toccava a Sharm el Sheik). Alla notizia che avevano rinunciato ai fuochi artificiali e avevano messo in palio tre viaggi in più, lungo applauso e la richiesta di rinunciare anche al comico l'anno prossimo.
Anche un'altra cosa: hanno servito un ottimo nero d'Avola.
Hai il problema di come vestirti. Nei giorni successivi all'evento sarai giudicato anche da quello.
Non puoi sbronzarti o essere troppo allegro. Nei giorni a venire la serata sarà ricordata con quell'alone da leggenda metropolitana e se anche hai bevuto solo un paio di bicchieri, passando nei corridoi si faranno gomitino additandoti e tu non lo sai: ma sei finito a ballare sui tavoli.
Gli argomenti da utilizzare in queste serate sono i più insidiosi: o verrai ammorbato da una che ti racconterà tutte le prodezze del suo pargolo di nove mesi, o più semplicemente sarai sciocco e superficiale.
E sarai giudicato per sempre così: sciocco e superficiale.
Una cosa sola merita di essere salvata del lungo pomeriggio: l'azienda estrae fra tutti i dipendenti presenti un viaggio di una settimana (quest'anno toccava a Sharm el Sheik). Alla notizia che avevano rinunciato ai fuochi artificiali e avevano messo in palio tre viaggi in più, lungo applauso e la richiesta di rinunciare anche al comico l'anno prossimo.
Anche un'altra cosa: hanno servito un ottimo nero d'Avola.
Oggi pomeriggio parte il circo aziendale.
ore 16.45 appuntamento in ufficio per partire tutti alla volta di un palazzetto dello sport affittato apposta per l'occasione.
ore 17.00 discorso, frizzi, lazzi, estrazione di 20 viaggi a Sharm el Sheik da usufruire con propri permessi la settimana del 21 ottobre
ore 20.00 partenza verso la bassa per cena in villa
l'ultima opzione a discrezione dei sopravvissuti.
Ovviamente: non so cosa mettere.
Non si può andare troppo professionali, tipo in tailleur, mica è un colloquio di lavoro.
Non si può andare troppo informali, mica si va a ballare in discoteca.
L'unica sarebbe minimal chic, tipo pantaloni chiari, con scarpe sobrie e camicetta vedo-non-vedo. Non possiedo nulla che assomigli a questo abbigliamento.
Credo metterò il jeans.
ore 16.45 appuntamento in ufficio per partire tutti alla volta di un palazzetto dello sport affittato apposta per l'occasione.
ore 17.00 discorso, frizzi, lazzi, estrazione di 20 viaggi a Sharm el Sheik da usufruire con propri permessi la settimana del 21 ottobre
ore 20.00 partenza verso la bassa per cena in villa
l'ultima opzione a discrezione dei sopravvissuti.
Ovviamente: non so cosa mettere.
Non si può andare troppo professionali, tipo in tailleur, mica è un colloquio di lavoro.
Non si può andare troppo informali, mica si va a ballare in discoteca.
L'unica sarebbe minimal chic, tipo pantaloni chiari, con scarpe sobrie e camicetta vedo-non-vedo. Non possiedo nulla che assomigli a questo abbigliamento.
Credo metterò il jeans.
E a volte i sogni si trasformano in realtà.
Ho messo a nudo un altro pezzettino di me. Pian pianino e se avete la pazienza di seguirmi forse potrete avere un poster di me in formato Frankenstein, o se preferite e siete meno macabri, in stile Picasso.
Non mi ripubblico, per vedermi cliccate qui.

Ha scritto belle parole Velenero considerato che non ci conosciamo e lo ringrazio.
Normalmente preferisco essere giudicata per come sono (per questo mi scrivo e descrivo) ma se volete potete lasciare il vostro commento per come appaio.
Ho messo a nudo un altro pezzettino di me. Pian pianino e se avete la pazienza di seguirmi forse potrete avere un poster di me in formato Frankenstein, o se preferite e siete meno macabri, in stile Picasso.
Non mi ripubblico, per vedermi cliccate qui.

Ha scritto belle parole Velenero considerato che non ci conosciamo e lo ringrazio.
Normalmente preferisco essere giudicata per come sono (per questo mi scrivo e descrivo) ma se volete potete lasciare il vostro commento per come appaio.
Festa dell'Unità (in questo periodo un must).
Discorso di D'Alema Massimo: una vera novità.
Non so cosa mi aspettavo dal suo intervento, so solo la sensazione di cosa mi sono portata a casa: nulla. Assolutamente nulla.
Il discorso è durato più di due ore in cui sprofondato nella sua sediolina ha imbastito un ricamo a cui hanno applaudito solo quelli seduti sulle sedie comode sotto il palco. Il popolino seduto sulle panche scomode di legno hanno applaudito poco. Qualcuno dopo la sua arringa difensiva per se stesso contro la pm che "lo ha accusato ingiustamente" gli ha anche gridato di smetterla e di parlare d'altro.
Ha svicolato sui Di.Co. cambiando abilmente discorso; ha detto che "fare il Ministro degli Esteri gli permette di viaggiare. E meno male: perché a stare in Italia si deprime" grazie signor ministro, grazie per tutti noi poveri cretini che lavoriamo dalla mattina alla sera e non ci possiamo permettere neanche il lido degli Scacchi a Ferrara.
Fa bene però andarli ad ascoltare. Fa bene perché dobbiamo marcarli stretti. Fa bene ascoltarli così si ripassa l'italiano e i mille modi di farla franca a chiacchiere.
Discorso di D'Alema Massimo: una vera novità.
Non so cosa mi aspettavo dal suo intervento, so solo la sensazione di cosa mi sono portata a casa: nulla. Assolutamente nulla.
Il discorso è durato più di due ore in cui sprofondato nella sua sediolina ha imbastito un ricamo a cui hanno applaudito solo quelli seduti sulle sedie comode sotto il palco. Il popolino seduto sulle panche scomode di legno hanno applaudito poco. Qualcuno dopo la sua arringa difensiva per se stesso contro la pm che "lo ha accusato ingiustamente" gli ha anche gridato di smetterla e di parlare d'altro.
Ha svicolato sui Di.Co. cambiando abilmente discorso; ha detto che "fare il Ministro degli Esteri gli permette di viaggiare. E meno male: perché a stare in Italia si deprime" grazie signor ministro, grazie per tutti noi poveri cretini che lavoriamo dalla mattina alla sera e non ci possiamo permettere neanche il lido degli Scacchi a Ferrara.
Fa bene però andarli ad ascoltare. Fa bene perché dobbiamo marcarli stretti. Fa bene ascoltarli così si ripassa l'italiano e i mille modi di farla franca a chiacchiere.
Alla Festa dell'Unità, girovagando in libreria cercando qualcosa da comprare:
Marlene - Hai letto "Sostiene Pereira?"-
su610 - si, ho letto il film.-
Marlene - Hai letto "Sostiene Pereira?"-
su610 - si, ho letto il film.-
Ma non si sente in colpa nei confronti dei suoi colleghi? Avete giocato la stessa partita ad armi impari: che gusto c'è a vincere così?
"Ho vinto perché ero più preparato. E forse perché sono stato più furbo. Questo è il paese dei furbi".
(13 settembre 2007)
E mentre il popolo di Grillo manifesta per una società equa, che offra pari opportunità, che cacci i furbetti della politica dal palcoscenico principale, direi che i figli di questa età del "non so fare nulla, ma sarò ricco e famoso senza fatica" ha imparato talmente bene la lezione da costringere a prendere provvedimenti.
Perchè se è vero che le raccomandazioni e il mercimonio di raccomandazioni e aiutini c'è sempre stato, ha assunto proporzioni talmente vaste da non riuscire più a passare inosservato.
"Ho vinto perché ero più preparato. E forse perché sono stato più furbo. Questo è il paese dei furbi".
(13 settembre 2007)
E mentre il popolo di Grillo manifesta per una società equa, che offra pari opportunità, che cacci i furbetti della politica dal palcoscenico principale, direi che i figli di questa età del "non so fare nulla, ma sarò ricco e famoso senza fatica" ha imparato talmente bene la lezione da costringere a prendere provvedimenti.
Perchè se è vero che le raccomandazioni e il mercimonio di raccomandazioni e aiutini c'è sempre stato, ha assunto proporzioni talmente vaste da non riuscire più a passare inosservato.
In questi giorni non si fa altro che parlare dei test di ammissione all'università truccati. Non è una novità. I raccomandati ci sono sempre stati e sempre continueranno a imperversare in ogni ambito, da quello scolastico a quello lavorativo.
Anche io a suo tempo ho sostenuto uno di questi test per essere ammessa ad una facoltà a numero chiuso. L'ho sostenuto nella convinzione di non avere la preparazione necessaria, sperando mi lasciassero fuori per poi mettere i miei genitori davanti ad un fatto compiuto: volevo studiare altro, e quindi mi sono presentata senza studiare. Eppure ce l'ho fatta, ma guarda caso, nello stesso anno, è entrato anche il figlio del preside di facoltà: casualità? bravura? calcio in culo?
Non riesco a concepire che si possa barare per entrare in una facoltà. Se è il sogno della tua vita seguire quel corso fai di tutto per realizzarlo: studia.
La laurea come status simbol giustifica questi mezzi. E non oso immaginare uno studente di medicina che compra gli esami: spero che la sua coscienza gli suggerisca di non esercitare.
Anche io a suo tempo ho sostenuto uno di questi test per essere ammessa ad una facoltà a numero chiuso. L'ho sostenuto nella convinzione di non avere la preparazione necessaria, sperando mi lasciassero fuori per poi mettere i miei genitori davanti ad un fatto compiuto: volevo studiare altro, e quindi mi sono presentata senza studiare. Eppure ce l'ho fatta, ma guarda caso, nello stesso anno, è entrato anche il figlio del preside di facoltà: casualità? bravura? calcio in culo?
Non riesco a concepire che si possa barare per entrare in una facoltà. Se è il sogno della tua vita seguire quel corso fai di tutto per realizzarlo: studia.
La laurea come status simbol giustifica questi mezzi. E non oso immaginare uno studente di medicina che compra gli esami: spero che la sua coscienza gli suggerisca di non esercitare.
La notizia sulla lavorazione del film è vecchia, e anche che uscirà nelle sale a maggio del 2008, ma quello che c'è di nuovo è la leggenda con cui si misura.
Questa volta tocca ai teschi di cristallo, uno dei tanti misteri legati alle popolazioni sud-americane, o semplice speculazione per creduloni.
Insomma: la leggenda vuole che nel mondo ci siano 13 teschi di cristallo che se riuniti insieme riveleranno all'umanità tutta la loro conoscenza e il loro sapere.
La leggenda però è come al solito il pretesto per Harrison Ford di calarsi nei panni dell'archeologo più avventuroso, rubacuori e ironico del mondo di celluloide.
E pensare che la prima volta che ho visto il film "I predatori dell'Arca perduta" sono rimasta talmente folgorata da avere intrapeso degli studi di tipo artistico.
Poi la mia vita mi ha portato da tutt'altra parte, però continuo a sognare insieme a Indy.
Questa volta tocca ai teschi di cristallo, uno dei tanti misteri legati alle popolazioni sud-americane, o semplice speculazione per creduloni.
Insomma: la leggenda vuole che nel mondo ci siano 13 teschi di cristallo che se riuniti insieme riveleranno all'umanità tutta la loro conoscenza e il loro sapere.
La leggenda però è come al solito il pretesto per Harrison Ford di calarsi nei panni dell'archeologo più avventuroso, rubacuori e ironico del mondo di celluloide.
E pensare che la prima volta che ho visto il film "I predatori dell'Arca perduta" sono rimasta talmente folgorata da avere intrapeso degli studi di tipo artistico.
Poi la mia vita mi ha portato da tutt'altra parte, però continuo a sognare insieme a Indy.
Me lo sono negato fino ad ieri sera. Poi me lo sono detto.
La nuova sistemazione lavorativa mi fa schifo.
A differenza di quello che raccontavo a tutti solo per convincere anche me, ieri sera me lo sono confessato da sola: stare qui è una vera schifezza.
E chi mi conosce lo sa: io non ce la faccio a stare anche solo 8 ore china sulla scrivania senza parlare con nessuno. Non è nella mia natura.
I particolari:
- la capa è una cicciona pasticciona e incompetente che non mi sopporta
- il suo braccino destro è una ragazzetta dal cervello corto, dall'ignoranza dilagante e dalla risata oscena
- con il suo braccino sinistro si sopportano neanche tanto cordialmente
- i colleghi sono solo preoccupati a guardarsi le spalle e a spiare quante pratiche hanno fatto gli altri in un giorno e se loro ne hanno fatte di più.
Benvenuti nel mio mondo lavorativo.
La nuova sistemazione lavorativa mi fa schifo.
A differenza di quello che raccontavo a tutti solo per convincere anche me, ieri sera me lo sono confessato da sola: stare qui è una vera schifezza.
E chi mi conosce lo sa: io non ce la faccio a stare anche solo 8 ore china sulla scrivania senza parlare con nessuno. Non è nella mia natura.
I particolari:
- la capa è una cicciona pasticciona e incompetente che non mi sopporta
- il suo braccino destro è una ragazzetta dal cervello corto, dall'ignoranza dilagante e dalla risata oscena
- con il suo braccino sinistro si sopportano neanche tanto cordialmente
- i colleghi sono solo preoccupati a guardarsi le spalle e a spiare quante pratiche hanno fatto gli altri in un giorno e se loro ne hanno fatte di più.
Benvenuti nel mio mondo lavorativo.
L'amicizia con Emilio dura tutto il periodo da quando si è lasciato conoscere alla mia laurea, con successivo trasferimento.
Ma ero rimasta a quando lo trovo sulle scale di casa. Al piano di sotto vive una signora anziana che si era già impicciata, gli aveva trovato una penna ed un foglio, e lui aveva già lasciato il suo numero di telefono nella cassetta della lettera, dove evidentemente c'era il mio nome e cognome.
Davanti ad un caffè non posso negare che mi aveva fatto piacere sapere che aveva passato la notte setacciando il quartiere alla mia ricerca, poi si era imbattuto in tre ragazzi che alla mia descrizione gli avevano indicato la casa giusta: i miei vicini di casa.
Emilio gestisce il bar di famiglia. Non un baretto qualsiasi, ma un bel locale sul lungomare. Il turno serale è sempre il suo ed è così che comincia la nostra strana amicizia. Ci vediamo solo di notte, a casa mia, dopo l'orario di chiusura del bar, quindi intorno a mezzanotte e mezza, a volte all'una. Non tutte le sere, io nei w-e lavoro quindi non ci sono, il mercoledì sera il locale è chiuso ci vediamo in discoteca...in poche parole ci vediamo il martedì e il giovedì, se non può, mi avvisa.
Una sera si presenta con latte caldo e cornetti, un'altra sera con nutella e panini, a carnevale visto che sono rimasta sola e non ho festeggiato si presenta con lasagna e lepre imbottita per festeggiarlo con me. Ha attenzioni continue anche per la mia coinquilina, che secondo lui lo deve sopportare. In realtà lui arriva a casa, ci accomodiamo sul divano e guardiamo la televisione. Avete letto bene: guardiamo la TV. Ma non cose qualsiasi. Guardiamo film, quelli belli, quelli che danno solo all'una di notte. Il martedì viene a vedere Alcatraz. Oppure guardiamo le mie innumerevoli videocassette di film per me cult.
Dice che con me si sente a suo agio. Dice che con me si rilassa, impara qualcosa. Che io non lo tratto da ignorante qual'è ma lo faccio sentire "normale".
Per me è di compagnia. In quel periodo soffrivo di un'insonnia fastidiosa e stare da sola sul divano mi innervosiva molto. Non potevo uscire tutte le sere, e comunque molti film li dovevo vedere anche per studio. Allora con lui facevo le prove generali di un ipotetico esame, gli raccontavo i film sotto un altro punto di vista, e la notte mi sembrava più breve.
Certo, di solito gli uomini dopo un po' che ti frequentano, soprattutto se li lasci in giro per casa, si sentono come in diritto di doverti portare a letto. E se ti neghi, sono pronti ad offendersi e ti dicono che li hai illusi.
Con Emilio non correvo pericolo. A volte mi ha abbracciata sul divano come se fosse mio fratello, ed essendo molto più alto di me, io ero sicuramente la sua sorellina minore.
A volte portava uno o più amici con sé, e allora scattava lo spaghetto notturno o il saccheggio al forno vicino casa che sfornava pane e cornetti caldi già alle tre del mattino.
E proprio in una di queste sortite al forno è successo. Il forno era ad un piano terra rialzato con tre gradini. Io corro avanti, salgo i tre gradini, metto la mano sulla maniglia e mi volto. Me lo ritrovo per la prima volta faccia a faccia. E' il 14 di febbraio, fa un freddo cane e sono sicura di aver sentito quella sorta di scossa elettrica che corre lungo tutto il corpo per esplodere poi in un bacio. Ma lui si limita a sorridere, forse ha letto qualcosa nei miei occhi di cui adesso già mi vergogno, allora mi tuffo dentro per riscaldarmi e togliermi immediatamente dalla faccia l'espressione beota che sicuramente mi si è stampata in faccia.
Una sera mi ha anche portato a casa sua, mi ha fatto conoscere la mamma, che per me ha cucinato tortellini (signora non sono di Bologna), e siamo stati tutta la serata in camera sua ad ascoltare musica (da quando gli avevo detto che ero negata la sua missione era indottrinarmi) con la mamma che ci ha portato la cioccolata calda.
Ma non è certo (solo) questo che mi ha fatto sospettare. A sorpresa dopo una decina di mesi che ci frequentavamo, si presenta a casa con altre cinque persone. Due travestiti, e due senza ombra di dubbio omosessuali, e un suo amico che già conoscevo che però quella sera era particolarmente "gaio". A parte che al confronto con i due travestiti non reggevo neanche un po', mi è sembrato che quella serata fosse stata confezionata per non lasciarmi più dubbi. Ricordo che dopo cena si è giocato a streap-poker e posso assicurarvi che nessuno dei presenti era interessato a me o alla mia coinquilina.
Per concludere: non ho mai saputo se Emilio fosse gay o meno. Alla fine non doveva interessarmi. So solo di aver conosciuto un ragazzo dolcissimo, ironico, un po' infantile ma tenero, su cui ho sempre potuto contare nel periodo in cui vivevo fuori casa. Ma soprattutto so che nelle sue attenzioni non c'era lo scopo di portarmi a letto.
L'unica cosa che non so e che non potrò mai sapere è perché abbia fatto tante cose per me.
La parte pragmatica di me ha sempre bisogno di una motivazione.
Perché la parte stronza di me gli ricorda sempre che le persone non fanno niente per niente.
Ma ero rimasta a quando lo trovo sulle scale di casa. Al piano di sotto vive una signora anziana che si era già impicciata, gli aveva trovato una penna ed un foglio, e lui aveva già lasciato il suo numero di telefono nella cassetta della lettera, dove evidentemente c'era il mio nome e cognome.
Davanti ad un caffè non posso negare che mi aveva fatto piacere sapere che aveva passato la notte setacciando il quartiere alla mia ricerca, poi si era imbattuto in tre ragazzi che alla mia descrizione gli avevano indicato la casa giusta: i miei vicini di casa.
Emilio gestisce il bar di famiglia. Non un baretto qualsiasi, ma un bel locale sul lungomare. Il turno serale è sempre il suo ed è così che comincia la nostra strana amicizia. Ci vediamo solo di notte, a casa mia, dopo l'orario di chiusura del bar, quindi intorno a mezzanotte e mezza, a volte all'una. Non tutte le sere, io nei w-e lavoro quindi non ci sono, il mercoledì sera il locale è chiuso ci vediamo in discoteca...in poche parole ci vediamo il martedì e il giovedì, se non può, mi avvisa.
Una sera si presenta con latte caldo e cornetti, un'altra sera con nutella e panini, a carnevale visto che sono rimasta sola e non ho festeggiato si presenta con lasagna e lepre imbottita per festeggiarlo con me. Ha attenzioni continue anche per la mia coinquilina, che secondo lui lo deve sopportare. In realtà lui arriva a casa, ci accomodiamo sul divano e guardiamo la televisione. Avete letto bene: guardiamo la TV. Ma non cose qualsiasi. Guardiamo film, quelli belli, quelli che danno solo all'una di notte. Il martedì viene a vedere Alcatraz. Oppure guardiamo le mie innumerevoli videocassette di film per me cult.
Dice che con me si sente a suo agio. Dice che con me si rilassa, impara qualcosa. Che io non lo tratto da ignorante qual'è ma lo faccio sentire "normale".
Per me è di compagnia. In quel periodo soffrivo di un'insonnia fastidiosa e stare da sola sul divano mi innervosiva molto. Non potevo uscire tutte le sere, e comunque molti film li dovevo vedere anche per studio. Allora con lui facevo le prove generali di un ipotetico esame, gli raccontavo i film sotto un altro punto di vista, e la notte mi sembrava più breve.
Certo, di solito gli uomini dopo un po' che ti frequentano, soprattutto se li lasci in giro per casa, si sentono come in diritto di doverti portare a letto. E se ti neghi, sono pronti ad offendersi e ti dicono che li hai illusi.
Con Emilio non correvo pericolo. A volte mi ha abbracciata sul divano come se fosse mio fratello, ed essendo molto più alto di me, io ero sicuramente la sua sorellina minore.
A volte portava uno o più amici con sé, e allora scattava lo spaghetto notturno o il saccheggio al forno vicino casa che sfornava pane e cornetti caldi già alle tre del mattino.
E proprio in una di queste sortite al forno è successo. Il forno era ad un piano terra rialzato con tre gradini. Io corro avanti, salgo i tre gradini, metto la mano sulla maniglia e mi volto. Me lo ritrovo per la prima volta faccia a faccia. E' il 14 di febbraio, fa un freddo cane e sono sicura di aver sentito quella sorta di scossa elettrica che corre lungo tutto il corpo per esplodere poi in un bacio. Ma lui si limita a sorridere, forse ha letto qualcosa nei miei occhi di cui adesso già mi vergogno, allora mi tuffo dentro per riscaldarmi e togliermi immediatamente dalla faccia l'espressione beota che sicuramente mi si è stampata in faccia.
Una sera mi ha anche portato a casa sua, mi ha fatto conoscere la mamma, che per me ha cucinato tortellini (signora non sono di Bologna), e siamo stati tutta la serata in camera sua ad ascoltare musica (da quando gli avevo detto che ero negata la sua missione era indottrinarmi) con la mamma che ci ha portato la cioccolata calda.
Ma non è certo (solo) questo che mi ha fatto sospettare. A sorpresa dopo una decina di mesi che ci frequentavamo, si presenta a casa con altre cinque persone. Due travestiti, e due senza ombra di dubbio omosessuali, e un suo amico che già conoscevo che però quella sera era particolarmente "gaio". A parte che al confronto con i due travestiti non reggevo neanche un po', mi è sembrato che quella serata fosse stata confezionata per non lasciarmi più dubbi. Ricordo che dopo cena si è giocato a streap-poker e posso assicurarvi che nessuno dei presenti era interessato a me o alla mia coinquilina.
Per concludere: non ho mai saputo se Emilio fosse gay o meno. Alla fine non doveva interessarmi. So solo di aver conosciuto un ragazzo dolcissimo, ironico, un po' infantile ma tenero, su cui ho sempre potuto contare nel periodo in cui vivevo fuori casa. Ma soprattutto so che nelle sue attenzioni non c'era lo scopo di portarmi a letto.
L'unica cosa che non so e che non potrò mai sapere è perché abbia fatto tante cose per me.
La parte pragmatica di me ha sempre bisogno di una motivazione.
Perché la parte stronza di me gli ricorda sempre che le persone non fanno niente per niente.
Ho letto nei giorni scorsi un articolo che parlava dell'aumento dell'omofobia in Italia e che un giornalista della RAI si è dichiarato e ha confessato di essere gay.
Ora: io non ho nulla contro gli uomini che amano esponenti del loro stesso stesso, anzi. E come potranno ben confermare altre donne che come me hanno avuto la possibilità di conoscere questa tipologia di uomo, non è difficile innamorarsi di loro.
Insomma, leggendo questo articolo mi sono ricordata di Emilio e del fatto che non sono ancora del tutto sicura che lui sia gay.
Ma vado all'inizio.
Emilio si è fatto conoscere una serata in discoteca. Mercoledì sera, serata universitaria, imperdibile come tutti i mercoledì.
Io sono li che mi dimeno in pista incollata alla mia amica, nonché coinquilina, e un gruppetto di ragazzi si avvicina, inizia a ballare vicino a noi, invade un po' il nostro spazio, uno ci chiede se abbiamo da accendere. Nulla di strano, nulla di nuovo. Tecniche di adescamento che si mettono in atto continuamente. Però uno di loro si siede su un palchetto che c'è vicino a noi, e mentre i suoi amici danno inizio a contorsionismi sempre più complicati per farsi notare, lui si siede e guarda. Guarda, e guarda solo me. Non la mia amica, non le ragazze intorno. Solo me. Io faccio finta di niente, si stancherà, penso. Però a questo punto lo osservo anche io. Ha gli occhioni grandi e dall'espressione dolce, è alto, troppo per me, ha le mani grandi, è vestito un po' alla Kurt Cobain, trasandato ma ricercato. Mi accendo una sigaretta e mi muovo con senso di sfida. E lui continua solo a guardare. E poi ci casco.
Mi avvicino: - Cosa hai da guardare?-
Risposta: - Ti sei mai vista allo specchio?-
Mi ha fregata. Iniziamo a parlare. Mi offre da bere. E la prima cosa che fa è scusarsi perché io studio all'università e lui ha solo la terza media. Ma ha un bel modo di parlare, di muoversi. E poi arriva diretto: -ho le chiavi della casa a mare e la macchina qui fuori: vuoi passare la notte con me?-
Non posso negare che ha un certo effetto su di me, ma mi nego: -ho una storia importante, non ne vale la pena di buttarla via con te che neanche conosco-
La serata scivola via. Lui continua ad essere sciocco e romantico. Ci salutiamo. Senza neanche lasciarci un numero di telefono. Unico indizio che ha di me è il quartiere dove vivo. Credo anche di avergli dato uno dei tanti pseudonimi dietro cui nascondo la mia vita.
Poi venerdì pomeriggio torno a casa dopo aver seguito una noiosissima lezione universitaria e lui è lì, sulle scale di casa che mi aspetta. La mia coinquilina sbava: - a me non e mai successa una cosa così-
E inizia un'amicizia strana.
Ora: io non ho nulla contro gli uomini che amano esponenti del loro stesso stesso, anzi. E come potranno ben confermare altre donne che come me hanno avuto la possibilità di conoscere questa tipologia di uomo, non è difficile innamorarsi di loro.
Insomma, leggendo questo articolo mi sono ricordata di Emilio e del fatto che non sono ancora del tutto sicura che lui sia gay.
Ma vado all'inizio.
Emilio si è fatto conoscere una serata in discoteca. Mercoledì sera, serata universitaria, imperdibile come tutti i mercoledì.
Io sono li che mi dimeno in pista incollata alla mia amica, nonché coinquilina, e un gruppetto di ragazzi si avvicina, inizia a ballare vicino a noi, invade un po' il nostro spazio, uno ci chiede se abbiamo da accendere. Nulla di strano, nulla di nuovo. Tecniche di adescamento che si mettono in atto continuamente. Però uno di loro si siede su un palchetto che c'è vicino a noi, e mentre i suoi amici danno inizio a contorsionismi sempre più complicati per farsi notare, lui si siede e guarda. Guarda, e guarda solo me. Non la mia amica, non le ragazze intorno. Solo me. Io faccio finta di niente, si stancherà, penso. Però a questo punto lo osservo anche io. Ha gli occhioni grandi e dall'espressione dolce, è alto, troppo per me, ha le mani grandi, è vestito un po' alla Kurt Cobain, trasandato ma ricercato. Mi accendo una sigaretta e mi muovo con senso di sfida. E lui continua solo a guardare. E poi ci casco.
Mi avvicino: - Cosa hai da guardare?-
Risposta: - Ti sei mai vista allo specchio?-
Mi ha fregata. Iniziamo a parlare. Mi offre da bere. E la prima cosa che fa è scusarsi perché io studio all'università e lui ha solo la terza media. Ma ha un bel modo di parlare, di muoversi. E poi arriva diretto: -ho le chiavi della casa a mare e la macchina qui fuori: vuoi passare la notte con me?-
Non posso negare che ha un certo effetto su di me, ma mi nego: -ho una storia importante, non ne vale la pena di buttarla via con te che neanche conosco-
La serata scivola via. Lui continua ad essere sciocco e romantico. Ci salutiamo. Senza neanche lasciarci un numero di telefono. Unico indizio che ha di me è il quartiere dove vivo. Credo anche di avergli dato uno dei tanti pseudonimi dietro cui nascondo la mia vita.
Poi venerdì pomeriggio torno a casa dopo aver seguito una noiosissima lezione universitaria e lui è lì, sulle scale di casa che mi aspetta. La mia coinquilina sbava: - a me non e mai successa una cosa così-
E inizia un'amicizia strana.
e non solo perché l'estate va a finire. quest'anno in particolare sono già a maniche lunghe. settembre mi investe da sempre con una valanga di malinconia e tristezza. ogni anno a settembre ricordo quello che era stato l'anno precedente e carrettate di rimpianti si accumulano dietro gli occhi, pronti a farmi piangere anche solo guardando un film come "il mio miglior nemico", che di piangere per un film così non ha senso.
neanche capodanno mi fa questo effetto. anzi, il cambio d'anno mi passa del tutto indifferente.
ma settembre mi distrugge. mi stritola tra le sue braccia e mi consegna ad ottobre dolorante e frastornata.
sarà semplicemente che domani è il mio compleanno?
neanche capodanno mi fa questo effetto. anzi, il cambio d'anno mi passa del tutto indifferente.
ma settembre mi distrugge. mi stritola tra le sue braccia e mi consegna ad ottobre dolorante e frastornata.
sarà semplicemente che domani è il mio compleanno?
Sono tornata. E' finita. Da domani scrivania e dintorni.
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