chi cerca trova

giovedì 31 maggio 2007
Puntata numero 12 della settima serie di CSI Las Vegas e sul ritrovamento del cadavere, di sottofondo, il motivo giusto.
Ho buttato un po' il sangue, ma alla fine l'ho trovato.
So chi è e come si chiama. Clint Mansell - Abandon Opening Titles
Sul mulo non ho avuto il piacere di scaricarla, mi accontento di you tube
Credo che la canzone si sia già sentita in un altro film "Abandon", film assolutamente poco degno di nota.
Per la cronaca: CSI sta prendendo una piega più noir, cosa che non mi dispiace, considerato che il genere lo seguo volentieri.
Ma essendo nato come punto di vista da laboratorio , devo dire che mi manca molto il taglio freddo da indagine scientifica con cui tutto è iniziato. E credo che l'allontanamento del personaggio Grissom non farà altro che accentuare la nuova strada intrapresa.

007: Casino Royal (2006)

mercoledì 30 maggio 2007

Ho scelto di vedere questo film perché sapevo che alcune scene sono state girate in Montenegro, ed essendoci stata in vacanza speravo di rivedere qualche posto visitato. E invece no. Ho però scoperto un film d'azione che mi è piaciuto molto.
Daniel Greig quando ha accettato la parte della spia più conosciuta del globo si è attirato le antipatie di tutti i fan della serie. E in effetti si fa fatica a tifare per lui: cattivo, vendicativo e stronzo. Ma forse proprio per questo ha dato sprint ad un genere a cui mai e poi mai mi sono avvicinata in questi anni.
E infatti solo perché questo capitolo della saga mi ha elettrizzato non significa che andrò indietro a guardare le gesta della spia di sua maestà tutto impomatato e politically correct.
La narrazione ha solo una battuta d'arresto mentre ci si incammina verso la fine. La storia d'amore raccontata è veramente melensa, con battute da fotoromanzo grandhotel, poi si riprende con un bel colpo di scena e la promessa di un nuovo capitolo. Che se conserva gli stessi attore, regista e sceneggiatore, io sicuramente rivedrò.

Pirati dei caraibi: Ai confini del mondo (2007)

giovedì 24 maggio 2007
Come un film creato per pubblicizzare una nuova attrazione in un parco giochi e pensato per intrattenere i bambini possa diventare un fenomeno godibile a tutte le età è merito di tanti fattori. Primo fra tutti credo la capacità degli attori di essere credibili nei loro ruoli di fantasia, credendo in un progetto che pur se rivolto ad un pubblico under 12 si è meritato tutta la loro passione e la loro bravura.
In questo ultimo capitolo della saga dei pirati c'è un po' di tutto: i duelli, la storia d'amore, il mistero e l'avventura, gli uomini pesce (già incontrati) e il maelstromm di lovercraftiana memoria, ma i richiami in questa pellicola si sprecano, mitologia e pura fantasia mescolati in una narrazione mai banale e a tratti veramente esilarante.
La compagnia delle Indie come una moderna multinazionale vuole avere il controllo sul mare, asservendo ai suoi comandi l'esponente più influente fra i pirati. E i pirati, riuniti in un consiglio di amministrazione straordinario, pur con le loro insormontabili diversità faranno fronte comune contro chi li vuole annientare.
Finale agrodolce, aperto a nuove possibilità.

ci vorrebbe un amico....

mercoledì 23 maggio 2007
non siete in molti a leggere. ma a voi che leggete una cosa la posso chiedere.
ve la ricordate la mia amica? si proprio quella. dall'ultimo post avrete capito che è successo qualcosa che va oltre le nostre umane capacità di aggiustare tutto.
lei lo ha saputo solo ieri. via mail. ho atteso inutilmente una sua telefonata. tutta ieri sera...avrei voglia di sottolineare la sua scarsa capacità di essere amica.
e volevo chiedere: secondo voi lo devo fare?

si viene e si va

giovedì 17 maggio 2007
l'odore dei fiori nella stanza era troppo forte. un odore da stare male. guardavo le orchidee e pensavo che i fiori non mi sono mai piaciuti, figuriamoci in quella situazione. la stanza era immersa in un silenzio irreale, le facce immobili, l'odore dei fiori. poi entrava qualcuno, alzavi la testa, stringevi una mano, se andava male dovevi offrire anche le guance. come in un compleanno, solo che questo era l'ultimo. un insetto passeggiava sul pavimento e pensavo che era proprio fuori luogo. ma fuori era primavera, il sole era caldo, e i fiori erano decisamente troppi.
ho pensato che ci sarebbe stata bene un po' di musica invece che il brusio delle comari, e nella mia testa continuava a cantare Freddy Mercury con la sua Love of my life. questa volta ero sul palco, con le luci della ribalta in faccia, e pensavo che non era neanche la mia faccia migliore. ma conta in questi casi? no, mi dicevo, credo proprio di no. non ero in un film.

L'esclusività della parola amore

domenica 13 maggio 2007

Così come la famiglia "tradizionale" non detiene l'esclusività della parola amore, così le convivenze non possono essere considerate diverse da loro.
Non deve essere d'accordo chi ha montato i due servizi di Rai 1 ieri sera: uno mostrava una famiglia che andava al family day, l'altro mostrava una coppia civile che andava al coraggio laico.
La prima: mamma, papà, 7 figli. Il servizio si apre sui bambini pronti per andare, con il papà che li aiuta a sistemarsi, e tutti sorridenti si avviano in corteo, insieme ad altre decine (centinaia?) di persone (famiglie) con chitarre, cantando, leggeri e positivi.
La seconda: cucina di casa, due persone serie che spiegano i motivi dell'unione civile, rapida carrellata sui due bambini che mangiano (soli e tristi) in cucina, saluto sotto casa dove, sempre soli, si avviano alla manifestazione.
Mi viene da pensare che la famiglia cattolica sia più felice e serena dell'altra, e mi viene voglia di nascere lì, non in quella musona e pragmatica.
Perché la famiglia creata da un rito cattolico deve avere più peso di un'altra. Perché una famiglia creata da rito cattolico deve avere più diritti civili di un'altra. Perché una famiglia creata da un rito cattolico deve avere migliore sostegno dallo stato, il cui bene dovrebbe essere la collettività.
E' come dire che se mi diplomo in una scuola parificata cattolica ho più diritti di uno che si diploma in una scuola statale ...

Mentire: che passione

giovedì 10 maggio 2007
Mi sono presentata in rete come bugiarda. Scrivendo mi sono resa conto che il termine non è proprio esatto.
Etimologicamente parlando si presume derivi dalla parola tedesca che sta per maligno, o direttamente da bugia col suffisso dispregiativo -ardo : chi dice bugie, falso, detto di cose la cui apparenza è ingannevole.
Dal De Mauro: bugiàrdo agg., s.m.
1 agg., s.m. AU che, chi dice una bugia o ha l’abitudine di dire bugie: persona bugiarda, è un incorreggibile b.; dare del b. a qcn., accusarlo di mentire | BU far b. qcn., sbugiardarlo; restare, rimanere b., venire sbugiardato
2 agg. CO che contraddice la verità, falso: parole, scuse, lacrime bugiarde
3 agg. LE estens., ingannevole, illusorio: al tempo degli dei falsi e bugiardi (Dante)
4 agg. OB sleale, fedifrago
Rileggendomi mi sono accorta che in realtà ho avuto tanta poca stima di me stessa tanto da nascondere quello che ero (sono) realmente, dissimulando, raccontando bugie. Ovvero cose non vere, magari prese in prestito da altri. O omettendo, che mi riesce sempre bene.
Quando è iniziato questo processo? A 10 anni, in quinta elementare. E' coinciso con il trasloco e la morte della nonna, con conseguente chiusura di mia madre in se stessa, che si è dimenticata di avere delle figlie a cui badare.
A 10 anni ho fatto per la prima volta "sega" a scuola. Una compagna di classe aveva un bar in paese, per me una specie di paese dei balocchi dove non potevo entrare, quel giorno a scuola c'era la supplente, e noi ci siamo defilate passando tutto il giorno fra flipper, succhi di frutta, patatine e biliardo.
Ma l'apoteosi è stato il tema: Torno a casa e mi accoglie il sorriso della mamma. Ovviamente in occasione di una di queste ricorrenze balorde come san valentino, e le varie feste dei parenti che hai tutto il giorno sotto il naso: nonni, mamma, papà. Come potevo raccontare che mia madre non mi accoglieva, che semplicemente per lei non esistevo, che vestita di nero vagolava per casa dimenticandosi di essere al mondo? Potevo? Ora mi rendo conto che più che bugiarda con cattiveria, mi sono difesa vergognandomi della mia situazione. E da lì in poi sono diventata bugiarda di professione.

Winona: ecco che fine ha fatto!

mercoledì 9 maggio 2007



Sono proprio contenta. Winona Ryder mi è sempre piaciuta molto come donna e come attrice. Forse perché ho sempre portato i capelli corti anche io, o forse per quella sua aria da ragazzina cattiva, che non cambia mai. Perché io dietro quegli occhioni da cerbiatta ci ho sempre visto l'anima da ragazzina smarrita e ribelle. L'avevamo lasciata nel dicembre del 2001 ai magazzini Saks. L'arresto, l'accusa oltre che di taccheggio, di possesso di farmaci senza prescrizione medica.
Aveva fatto qualcosina, ma ora torna con un film. Dove interpreta una dark girl. Spero arrivi presto in Italia.
Anche se a me piace ricordarla così:

Il film è Beetle Juice (1988) diretto da uno dei miei registi preferiti Tim Burton... credo che l'anima dark di Winona sia stata esaltata da questo genio dell'oltretomba.
Anche Tim è in uscita con un nuovo film, che purtroppo è un musical, genere che mi piace poco. Appena partono a cantare a me viene l'orticaria, riesco a seguire poco le parole, e di norma provo un fastidio come di unghie grattate sulla lavagna.
Si chiama
"Sweeney Todd" e a quanto pare verrà presentato in Italia al Festival di Venezia in settembre. Non so se farò uno strappo alla regola per Tim e vedrò comunque la sua ultima fatica.
Nel cast i soliti noti: Johnny Deep, Helena Bonham Carter, Alan Rickman, Sacha Baron Cohen (si, proprio lui), Laura Michelle Kelly,Timothi Spall, Anthony Head.
Adattamento di un famoso musical di Broadway parla di un barbiere sanguinario e violento, accusato di vari omicidi.
Varrà la pena almeno per Johnny? Vedremo: anche perché me lo godo fra poco nel terzo capitolo dei pirati. E chi se lo perde....

Ecco dove vorrei essere


Dall'11 al 13 maggio vorrei essere a Milano al Telefilm Festival.
Alla radio ho sentito che presenteranno in anteprima il pilot di 26 telefilm nuovi.
Oltre a episodi inediti di serie come Dott. House e O.C. (che non ho mai seguito ma in anteprima le vedrei lo stesso).
E poi ai Festival si incontra bella gente, si vedono belle cose, e se sono brutte non fa niente, le hai viste per primo e ne puoi parlare.
Per due anni ho fatto parte della giuria di un Cinefestival, ora mi accontenterei di poter partecipare. Perché negli anni mi ci sono affezionata al meccanismo seriale di questi piccoli film da televisione. Perché la storia che si racconta è sempre nuova, e si spera di non annoiarsi, ma hai la sicurezza di incontrare sempre gli stessi attori. Un po' come uscire sempre con la stessa comitiva con la certezza di divertirsi, ma cambiare locale ogni w-e.
(ovviamente) io non potrò esserci. Se qualcuno che mi conosce riesce ad andarci, raccontatemi qualcosa.

George Clooney: lui si che può permetterselo

martedì 8 maggio 2007

"Il bel George, lo scapolo più desiderato di Hollywood, ammette: "Non so perchè tutti vogliano che diventi papà. Sono un egoista, divento nervoso quando ci sono bambini nei paraggi e so di non essere pronto per quella vita"
Fonte

Perchè lui lo può dire e io no? La reazione normale di chi mi sta di fronte è di smarrimento. Mi guardano come se mi fossero spuntati dei denti acuminati e la pelle fosse diventata ad un tratto tutta verde.
Frasi che mi sono sentita rispondere dopo una esternazione del genere:
- Vabbè, poi le passa (è che ho: una malattia? è grave?)
- Se aspetti un altro po' gli fai da nonna (.....)
- guarda: i miei vicini fino a 37 anni convivenza, a casa non li trovavi mai, e se c'erano c'era sempre un po' di gente... poi si sono annoiati... (buona motivazione per mettere al mondo una nuova vita. La noia non l'avevo contemplata, pensavo si chiamasse amore)

Come ho fatto a trovare lavoro (prima parte)

lunedì 7 maggio 2007
Ho accennato al fatto di essermi licenziata al buio.
Sono arrivata a quella soluzione non solo perchè il clima aziendale era diventato mooolto pesante per me...diciamo pure che si era arrivati al sano mobbing (per la serie: non ci facciamo mancare niente), ma anche perchè ero riuscita con molta fatica ad ottenere alcuni colloqui veramente interessati, che però non si erano concretizzati in niente.
Così potevo decidere se mettermi in malattia sfruttando i miei sfruttatori, o liberarmi di tutto e partire alla ricerca di una nuova occupazione da zero.
Questo non vuole essere un manuale. In Internet e in libreria ci sono quelli specializzati.
Considerato che ho scoperto scrivendo in questo posto che la mia occupazione primaria è guardarmi l'ombelico, ho deciso di raccontare come ho fatto io, perchè alla fine (come sapete) ce l'ho fatta!
Iniziamo dal concetto che cercare un lavoro è un lavoro.
A meno che non abbiate il papà, o perchè no, la mamma con la fabbrichetta (da leggere con la "e" aperta alla milanese), trovare un lavoro è un'attività lunga, da svolgere con meticolosa passione.
Da dove iniziare. Io ho iniziato in pieno inverno, e quindi mi sono rivolta alla rete.
Primo passo (il più semplice): scovare i siti che offrono lavoro. Ce ne sono di famosi (monster.it, stepstone.it) che solitamente riportano annunci di agenzie per il lavoro, o a carattere nazionale; ma dobbiamo cercare anche siti dedicati alla nostra zona. Per esempio: la radio locale potrebbe avere un sito su cui c'è la possibilità da parte delle aziende di pubblicare il loro annuncio, ma anche le associazioni di categoria (unione industriali, sindacati). E poi la novità: ci sono dei motori di ricerca dedicati alla ricerca di lavoro. Noi inseriamo una parola chiave e magari anche la zona e lui in automatico ci trova tutti gli annunci pertinenti. Io conosco: jobcrawler.it e jobrapido.net.
Avevo organizzato nella pagina dei segnalibri una categoria chiamata "lavoro" dove ho salvato tutti i siti che ritenevo interessanti. Con due vantaggi: li guardavo tutti, tutte le volte che volevo (in fondo alla categoria c'è la possibilità di scegliere "apri tutti"), e poi se trovavo qualcosa di interessante salvavo il link all'istante, senza lunghe digitazioni o appunti sparsi facili da perdere.
I siti più importanti offrono anche la possibilità di ricevere a cadenza giornaliera, settimanale o mensile (ultima ipotesi che sconsiglio) una newsletter con le offerte di lavoro più interessanti, selezionate attraverso le preferenze. E di lasciare il nostro curriculum attraverso una registrazione per essere visibile alle loro aziende clienti.
A me questo sistema non ha portato a nulla. Attraverso la registrazione ho solo ricevuto offerte di corsi e master a pagamento. Nessuna azienda mi ha mai chiamata dopo aver visto il mio curriculum in internet. E le offerte di lavoro a cui ho risposto non mi hanno mai procurato nessun colloquio.
Però mi hanno dato l'illusione di fare qualcosa di importante per il mio futuro.

Sulla questione della lingua

Da sempre mi sono sentita dire che parlo strano. E spesso mi hanno anche preso per i fondelli per come parlo, per le parole che uso, per i tempi dei verbi che riesco ad utilizzare.
Il mio problema è sempre quello: nascere in un posto e cambiare continuamente crea una contaminazione che se a farla è uno straniero sembra quasi un vanto (dipende lo straniero da dove arriva, ma in linea di massima ci fa sorridere e ci rende fieri), fatta da un italiano che saltella da un dialetto all'altra crea invece una reazione diversa. O almeno è quello che mi capita ancora.
Sono nata nel nord-est e poi ho traslocato al sud: a 10 anni i bambini sanno essere molto cattivi. Ve la immaginate la mia parlata cantilenante tipica-veneta in prima media? All'inizio ha generato ilarità, successivamente scherno, alla fine mi ha trasformata in un essere timido, poco propenso a conoscere nuove persone, e soprattutto molto silenzioso. Facevo tappezzeria ovunque. Ho ascoltato: e ho imparato. Ho imparato ad evitare di far dondolare le finali delle parole sulla lingua. Ho imparato a sputarle fuori senza fletterle su se stesse, ma non ho imparato il dialetto del paese che mi ospitava. Mio padre dice che se non l'ho imparato è perché non ho voluto. Lo capisco quel dialetto, e a volte ne uso le espressioni per dare più colore al mio discorso, ma non l'ho mai parlato correntemente. Poi le scuole superiori in una nuova città, il mimetismo linguistico era perfetto, ma continuavo a parlare solo italiano. Con tutti, sempre. E durante l'ultimo anno quando ho detto ad un mio compagno dove ero nata, mi ha risposto: - Ah! Ora capisco perché sei così... - lasciandomi nel dubbio di che cosa sembravo ai loro occhi. Poi l'università: nuova città, nuova vita. Battuta d'arresto. Nel dialetto del posto una mi ha detto: - Ma come cazzo parli! Parla come mangi e atteggiati poco.-
Ancora un nuovo trasloco, stavolta torno al nord, ma in un posto decisamente meno nord della mia infanzia. Io continuo a parlare italiano, la flessione ormai è quella che è, dopo tanti rimaneggiamenti.
Così se parlo con uno del posto sente che sono meridionale, con conseguente atteggiamento di chiusura.
Se parlo con uno del sud, crede che sia una del posto, con conseguente atteggiamento di chiusura.
Ma quel che è peggio, quando parlo con parenti e amici mi prendono in giro per quella vena di dialetto nordico che ogni tanto sbuca nelle mie espressioni.
Credo che l'esperimento di scrivere mi serviva anche per raccontare senza essere giudicata da come parlo.

Rivelazione

venerdì 4 maggio 2007
E poi ci stupiamo che i bambini di oggi sono diversi da come eravamo noi. Bella forza! Finalmente ho trovato il tempo di guardare un po' cosa c'è nella scatola dei 45 giri. Ho trovato delle piccole meraviglie. Quella di cui vorrei parlare stamattina è questa: ho trovato dei 45 per bambini, credo li dessero in regalo con i biscotti della Colussi. Canzoncina dello Zecchino D'Oro da un lato e favoletta dall'altro. Favoletta in questione "La piccola fiammiferaia". Conoscete la storia?
Ambientazione: una non precisata città, ma del nord, perché fa freddo e nevica
Protagonisti: una bambina, la gente indifferente
Ultimo giorno dell'anno. La piccola fiammiferaia (bambina orfana con sfruttatore alle spalle che la rifornisce di merce) vende i suoi fiammiferi all'angolo della strada (stile accattonaggio e se torna senza soldi botte e niente cibo), ma la gente indaffarata bada poco a lei. Scende il buio, non ha venduto abbastanza, ha freddo, e per riscaldarsi accende un fiammifero. Nella luce del fiammifero vede una stufa, e sente caldo, ma mentre allunga le mani per scaldarsi si spegne il fiammifero e tutto scompare. Allora ne accende un altro e vede una tavola imbandita ... direi che era abbastanza avanti nel processo di assideramento. Stessa storia di prima. Allora ne accende un altro e nella luce della fiammella vede sua nonna morta. Chiede alla nonna di portarla via da questo brutto mondo e per non farla sparire accende tutta la scatola di fiammiferi rimasti. La nonna l'abbraccia e la porta via con , salendo in cielo, verso dio. La voce da documentario di discovery channel che racconta la favola a questo punto recita così: E il giorno di Capodanno, all'angolo di due palazzi, la gente rinviene il corpicino esanime della piccola fiammiferaia.
Ora: l'utilizzo della parola "esanime" su un prodotto di fruizione per bambini mi fa venire le lacrime agli occhi. L'evasione come momento di arricchimento. E poi sicuramente è cambiato il messaggio che si vuole inviare attraverso le storie. Dovevamo essere contenti di avere una casa, di avere dei genitori e di avere da mangiare. Vi ricordate la frase: mangia, pensa ai bambini del terzo mondo che muoiono di fame. Oggi quei bambini possono essere presi come modelli di magrezza per bambini obesi e malati. Cose così non si fanno sentire più alle delicate orecchie dei futuri adulti, che diventeranno grandi assolutamente impreparati ad affrontare anche le più piccole difficoltà. Alle favole dal valore pedagogico non ci crede più nessuno. Nessun lupo ad aspettare nel buio della foresta, nessuna matrigna cattiva a ghermire la loro bellezza, nessuna principessa addormentata da svegliare. Cappuccetto rosso ha fatto un corso di autodifesa, e la principessa si è trasformata nel vero orco. Credo si sia creata solo confusione. E poi si sa: nella vita, quella vera, non possiamo essere tutti dei vincenti.

Families Night

giovedì 3 maggio 2007
Ho aderito anche io a questa iniziativa e la pubblicizzo volentieri.
Perché credo che le coppie non sposate debbano avere gli stessi diritti degli altri. Perché se due persone si amano non deve garantire un prete o un sindaco altrimenti non vale.
Perché fra un po' va a finire che qualcuno busserà alla mia porta e ci arresteranno perché contravveniamo alla legge di dio. E forse ci brucerà in piazza come monito per gli altri.
L'iniziativa è questa (cito): la notte che precede il 12 maggio, l’11 maggio alle ore 21,30, accendiamo una candela nelle finestre delle nostre case, accendiamo la speranza dei diritti per tutte le famiglie, illuminiamo la notte dall’oscurantismo di chi si ostina a non volere considerare uguali tutte le forme di amore.
La trovate qui
in forma completa.



Il diavolo veste Prada (2006)

mercoledì 2 maggio 2007
Finalmente l'ho visto anche io. E finalmente posso dire la mia.
Non aspettandomi niente di chissà che, me lo sono goduto con leggerezza, stirando.
Non credo meritasse più attenzione.
Le considerazioni sono due:
1) il film è più bello del libro, diciamo: l'eccezione che conferma la regola
2) la ragazzetta arrivista è meno stronza rispetto al libro, la donna arrivata ha tratti più buonisti, quindi è proprio la solita commediola scialba.
Altro da dire non credo ci sia. Anzi, si: non riuscirò mai a capire perchè certe visioni non me le risparmio così, di principio.

Oppure...

martedì 1 maggio 2007
Storie che vanno via veloci disperdendosi al vento come fili di fumo. Il fumo è testimone di un fuoco. La legna finisce, il fuoco si spegne. Rimane l'odore del fumo, che è ricordo. Del fuoco resta la cenere, che è memoria. Rovistando tra la cenere si pensa al fuoco che fu. Ricordare fa bene, è un buon allenamento per resistere e tirare avanti.

Mauro Corona
inverno 2003

Maledetta mania

Ho un difettuccio non da poco: mi nutro dei fatti altrui, salvo poi raccontarli ad altri. Non ce la faccio a tenere a freno la lingua, e quando so qualcosa di qualcuno la racconto. Non ha importanza se colui di chi parlo è conosciuto da chi mi sta di fronte: so un fatto, lo racconto.
Questo mi era valso anche un simpatico nomignolo dove lavoravo prima che mescolava la parola "novella 2000" (noto giornalino di gossip) con il nome della società dove lavoravo. Un po' come è successo per "brangelina" o "tomkat".
Perchè poi alla fine qual'è il confine fra lo spetteguless e il gossip? fra il dovere di cronaca e lo sputtanamento vero e proprio?
Il bello è che non lo faccio per cattiveria. Nel senso che non valuto gli effetti che il mio racconto può suscitare in chi ascolta, nè il ritorno di immagine che ne può avere la persona di cui racconto. Racconto anche fatti miei senza problemi. Questo preambolo per raccontare cosa?
Che da un po' di tempo ho la mania di cercare in internet nome e cognome di persone conosciute per sapere qualcosa di loro. Io metto le virgolette a chiudere "nome e cognome", e provo la variante "cognome e nome" così la probabilità di beccare solo quello che cerco io è più alta. E di qualcuno ho anche trovato le foto. Se il sistema non mi restituisce nulla, significa che molto probabilmente il mio vecchio amico /conoscente ha una normale vita al di fuori della rete.
Ho saputo così dell'argomento della tesi di una mia fiamma conosciuta al mare tanti anni fa, ho saputo di un altra vecchia storia ha fatto un concorso ( e non l'ha vinto) e abita in un'altra città, ho saputo che una mio ex-collega di uni ha aperto una società di cui è amministratore unico ecc ecc... Mi sono anche cercata: google non mi restituisce documenti. E secondo un mio amico significa che non esisto. Eppure io sono qui, e ne scrivo anche di questo mio esistere.
E poi parlano di privacy, e di quello che si può pubblicare e quello che non si può dire.
Noi da soli ci sputtaniamo tranquillamente, vuoi per manie di portagonismo, vuoi per errore di valutazione, o solo per farci conoscere.
Non so cosa mi spinge a cercare nel passato di quei nomi e cognomi. Forse solo la certezza che le scelte fatte per arrivare fin qui sono le scelte giuste. oppure...