
Che cosa ci faccio io qui? Questa è la domanda Jimi. Perché sono qui e non altrove. Forse Lisa ha bisogno di Jimi? e Jimi di Lisa? Ma l'amore è ben altro che bisogno o dipendenza. L'amore è amore e basta. Non devi aspettarti niente in cambio. Ma noi? Noi ci amiamo ancora Jimi? Che cosa ci fa qui Lisa?
Questo è l'incipit di uno dei miei film preferiti. Uno di quei (tanti) film che in un certo periodo della mia vita ho visto al cinema, da sola, allo spettacolo del pomeriggio, altrimenti non c'erano gli autobus per tornare a casa.
Potrebbe essere etichettato banalmente come un film di fantascienza. Forse lo è. Ma non solo. E' il viaggio di un uomo alla ricerca dell'amore che alla fine troverà se stesso. In anticipo sui fratelli Wachowsky, Salvatores ci racconta in modo esemplare cosa significa vivere in un presente che crediamo vero, ma in realtà è solo un mondo creato da qualcun'altro in cui noi, attori inconsapevoli, facciamo la nostra parte. Attraverso la presa di coscienza del personaggio di un videogame progettato dal protagonista, vedremo con i nostri occhi cosa significa ripetere in maniera inconsapevole gli stessi gesti, senza renderci conto di essere solo delle marionette manovrate da mani abili, che conoscono e manipolano il codice di programmazione, facendoci credere di poter scegliere.
Me ne ricordo adesso alla fine di una riflessione: mi sto perdendo. Sto permettendo al mio lavoro di condizionarmi completamente, di cambiarmi, di dimenticarmi. Mi assorbe talmente che dimentico chi sono, cosa mi piace veramente. Sto permettendo ad una cosa che dovrebbe essere solo il contorno della mia vita di occuparla totalmente, lasciandomi stanca, con poco tempo a disposizione e vuota, più ignorante e lontana da me.
Confondo per realtà una condizione temporanea, giornaliera, ma temporanea. Devo essere capace di staccare, di guardarmi allo specchio, ed essere capace di tornare indietro. A quella che ero, ai miei veri sogni, alle mie vere aspirazioni.