e volevo condividerlo con tutti quelli che passano di qua.
volevo scrivere che io chi vinceva l'isola dei famosi 2008 lo avevo pronosticato una settimana fa, e ne avevo fatto partecipe Selvaggia Lucarelli (che saluto). le avevo scritto una mail perchè ha chiuso i commenti ai suoi post (ha fatto bene? ha fatto male? chissenefrega. il blog è suo e ci fa quello che le pare) e io che le avevo lasciato pochi commenti diluiti in molto tempo (il typekey è veramente odioso) dopo la cronaca della penultima puntata le avevo scritto quello che le avrei lasciato in commento (se fosse stato attivo). lei non so se ha letto, se ha cancellato senza leggere, se sono finita nello spam, ma la previsione era giusta.
la vincitrice dell'isola dei famosi 2008 è stata Vladimir Luxuria, transgender e comunista, buonista e diplomatica, che sull'isola ha giocato dimostrando di saper stare al gioco, prendendo tutto sul serio ma con un pizzico di ironia e intelligenza che non guasta mai.
dove sta scritto che chi si definisce (o è considerato) intelligente non può partecipare (o guardare) trasmissioni come questa: si osserva un po' di umanità che vive o fa finta di vivere, come nella realtà.
che leggevo i tarocchi lo avevo scritto di già, la palla di vetro è una possibilità già considerata da anni, ora se volete l'oroscopo mi posso attrezzare.



"e così il leone si innamorò dell'agnello.
che agnello stupido
che leone pazzo e masochista"
diciamoci la verità: semplicemente non ho più l'età per dialoghi del genere.
il film è confezionato benissimo. un regalo per tutti gli adolescenti che sognano di avere storie d'amore così pure e travolgenti.
io credo di aver sghignazzato ad una scena si ed una no. in quelle no mi annoiavo a morte.
e la cosa più mostruosa che ho individuato era la pettinatura del protagonista.
credo che se rivedessi il film preferito della mia adolescenza "jack frusciante è uscito dal gruppo" non ne rimarrei estasiata come ne rimasi allora.
solo questione di età e punti di vista.


la storia è semplice: la protagonista torna a vivere nell'orfanotrofio dove è cresciuta prima di essere adottata, dove ha intenzione di creare una casa-famiglia. con lei il marito e Simon, il figlio adottato. ma nella casa strane presenze ci accompagnano fino all'epilogo sorprendente.
guillermo del toro si è talmente innamorato di questa storia tanto da produrlo e prestare il suo nome per il lancio.
la mia impressione è che da questa storia se ne potevano ricavare un paio di film. non ho trovato relazione fra le presunte molestie ricevute dai bambini e il loro relativo omicidio con occultamento di cadavere all'interno della tenuta, e la sparizione del bambino avvenuta, si scoprirà, per mano della mamma.
anzi, il finale conciliatorio poco si sposa con la scoperta che lei fa attraverso un percorso di immedesimazione spazio-temporale, mi sarei aspettata un piccolo Simon abbastanza incazzato con la cara mammina, altro che Wendy che torna all'isola che non c'è.
da riconoscere al cinema spagnolo il coraggio di investire in un'opera prima di un perfetto sconosciuto, continuando il filone del cinema horror inaugurato un po' di tempo fa da film come "darkness" e "il labirinto del fauno".
a proposito di "darkness": ho avuto l'impressione di essere tornata nella stessa casa.
adolf: - hai ragione. io ho anche paura ad uscire da lavoro di sera da sola, non ci si può fidare più di nessuno.
c1: - è che a modena siamo peggiorati un bel po'. pensa che questa estate in israele mi sentivo più sicura che qui.
adolf: - davvero?
c1:- andavo in giro con la borsa aperta, che qui me lo sogno ... e per forza: in giro era pieno di militari ... come non sentirsi protetti.

Come deciso ho visto il secondo film in cui Daniel Craig veste i panni della spia britannica 007.
Cosa dire? Che lui è sempre più affascinante, sporco e cattivo.
E mi piace da morire.
se voi ci volete mettere anche la faccia cliccate qui

dorme nel suo cestino.
e mentre dorme: russa.
ma forte.
e allora lo chiamo. e lui, come un cristiano normale, si muove e per un po' sta in silenzio.
e poi ricomincia.

è stata la mia capa a dirmi di questa notizia: piangere fa bene alla salute.
ma non solo perchè nell'immediato ci regala sollievo, ma perchè nel tempo essendo una valvola di sfogo per lo stress, può evitarci qualche infarto o comunque qualche disturbo al cuore.
io piango solo di rabbia. mi commuovo molto facilmente, ma non riesco a trattenermi solo quando sono arrabbiata e messa in trappola.
quando mi succede qualcosa e mi sento impotente.
così mi sono sentita in questi giorni al lavoro. e in una occasione ho pianto.
l'ho guardata con sospetto.
se la conosceste sapreste che assomiglia nei modi a miranda priestley, come se le facessero tutte con lo stampino ste donne al comando.
eppure mi piace pensare che sia stato il suo modo per mettermi al corrente che nulla è irrisolvibile. e che lei ci sarà a darmi una mano.

il libro che ogn'uno di noi vorrebbe aver scritto.
il libro che ogn'uno di noi potrebbe aver scritto se solo fosse veramente capace di scrivere.
gli anni dell'adolescenza raccontati con scanzonato piacere, senza nessuna retorica, ma con la capacità di metterci al corrente che tutti abbiamo un grosso debito con quel pezzettino di passato che chiamano adolescenza, che tutto quello che siamo dopo è il frutto di quello che siamo stati nelle aule della scuola superiore.
leggo queste pagine in pausa pranzo, con lo sguardo di chi carpisce il titolo fra lo stupito e il disgustato. lo leggo veloce consapevole che nonostante non sia una pietra miliare nella letteratura italiana, è il giusto manifesto di quegli anni '80 che per qualcuno sono stati gli anni peggiori, che hanno visto la nascita della televisione commerciale e il conseguente abbassamento del buon gusto, il diffondersi della musica elettronica, dei capelli cotonati e le spalline sotto la giacca, mentre per il protagonista sono gli anni che lo hanno visto diventare grande.
mi è piaciuto. mi è piaciuto tanto. ho riso di gusto ad alcune battute, ho letto con gli occhi colmi di nostalgia alcuni passaggi. soprattutto l'ho letto con la sensazione che chi lo ha scritto lo ha fatto con onestà, senza darsi troppe arie, regalandoci davvero qualcosa che gli appartiene.
pubblicato da uno considerato una "blogstar" quando io incominciavo a leggere i primi blog e neanche ne avevo uno tutto mio, e letto da tutta la blogosfera che conta, il libro non è più in catalogo.
come sono riuscita ad averlo sarà il nostro piccolo segreto, vero trentamarlboro?

Signor Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, le scrivo dalle pagine di questo blog e non le invio nessuna mail perché la possibilità che lei mi legga è pari allo zero in entrambe le modalità, anche se le recapitassi queste parole direttamente nella sua villa sganciando il messaggio sul balcone della sua camera dalla zampetta di un piccione viaggiatore.
In questi giorni i media, compresa la cosiddetta blogosfera, è interessata e concentrata sulla vittoria di Barack Obama e sulla svolta epocale che questa vittoria significa. (Anzi, visto che siamo in argomento, dica la verità: quella cosa dell’abbronzato era in realtà un tentativo di evitare un altro ictus a Bossi).
Invece io guardo e ascolto di questa vittoria e penso a me, all’Italia. Penso che non cambierà nulla per il nostro paese, in quella frase che lei ha pronunciato – gli darò consigli – ho sentito il pensiero – sarà anche il presidente dagli stati uniti ma io da lui non ho niente da imparare - .
Quello che le invidio, che invidio a tutte le destre, è la capacità di dare risposte semplici a problemi complessi. L’economia va male? C’è crisi, in-ter-na-zio-na-le, non è colpa nostra, possiamo farci poco. Se Barack riuscirà veramente a far decollare nuovamente l’economia americana, trascinandosi dietro come ha sempre fatto nel bene e nel male, allora sarete pronti a dire che è stato un periodo difficile ma grazie al vostro governo il peggio è passato. Veloci, nonostante l’età, a saltare sul carro del vincitore appena è a portata di mano.
Non sono mai stata affascinata dagli Stati uniti d’America, anche se stavolta devo dire che li guardo ammirata anche io. Ammirata perché loro credono ancora ai sogni, signor presidente, hanno ancora la speranza di poter cambiare il mondo con un gesto, un pensiero, un ideale. Hanno quella speranza che qui 62 anni di governo democratico hanno prima tramortito, tenuto segregata, rilasciata a pezzi, e poi seppellita, lasciandoci incapaci di guardare al domani con serenità.

sono dell'opinione che andare per un po' all'estero non significa solo vedere dei bei posti. credo che chi abbia l'opportunità di andare in un paese straniero dovrebbe sforzarsi anche di capire un po' "che aria tira", cosa di buono e diverso esiste in altri contesti e in altre realtà, e farne tesoro.
così mi ritrovo a vedere questo film che ha fatto ridere tutta la Francia, campione di incassi e scopro che oltralpe il rapporto nord-sud è vissuto in maniera diversa che da noi.
il sud dipinto come luogo privilegiato in cui vivere, dove fa caldo, la gente è ospitale e si sta benissimo; il nord invece un luogo freddo, inospitale, dove gli abitanti sono considerati dei sempliciotti semi-analfabeti e dove bisogna augurarsi di non nascere, tantomeno finirci a vivere.
fra gag e trovate anche esagerate, come solo gli stereotipi possono essere, si ride dei pregi e dei difetti degli abitanti del paesino di Bergues nel Nord-Pas de Calais, per poi constatare che "tutto il mondo è paese" e che vivere di pregiudizi preclude solo la scoperta di nuove opportunità e nuove possibilità.
dal punto di vista strettamente cinematografico credo che la traduzione dal francese non abbia reso giustizia agli equivoci lessicali in cui inciampa il protagonista, ma per chi come me il francese non lo parla neanche per sbaglio sarebbe stato del tutto inutile tentare di vederlo in lingua originale.
ovviamente non vedevo l'ora di parlarne ad Adolf, per comunicarle come in Francia il sud sia considerato un luogo privilegiato per vivere e il suo unico commento è stato:
- ma pensa te - (tipica espressione modenese che denota stupore)
che mi è parso suonasse come: - impossibile. evidentemente è SOLO un film. -

nelle prime pagine, mentre ci presenta i personaggi della storia e li colloca al loro posto, come le statuine di un presepio, sembra di essere lì, con loro. la forza narrativa è talmente forte che sembra manchi il fiato dal caldo, sembra di essere immersi nell'aria calda e umida di Massaua a boccheggiare insieme a loro.
piano piano i personaggi si intrecciano dando vita ad uno spaccato di vita da colonia, quando l'Italia in piena espansione coloniale si sentiva al centro del mondo. perché qua e là Lucarelli dissemina indizi storici, tesse la trama di vicende personali sul telaio della storia vera.
amore, morte, tradimenti mescolati a piccole perle di coraggio ed eroismo.
fino all'epilogo tragico, evocato da una parola "Adua", annunciato già qualche pagina prima della fine.
nessun vincitore, si rimane tutti sconfitti dalla vita, tutti tranne i buoni.
"ci siamo andati impreparati, mal comandati e indecisi e quel che è peggio senza soldi. Fidando nella nostra fortuna, nell'arte di arrangiarsi e nella nostra bella faccia. Lo abbiamo fatto per dare un deserto alle plebi diseredate del Meridione, un sfogo al mal d'Africa dei sognatori, per la megalomania di un re e perché il presidente del Consiglio deve far dimenticare scandali bancari e agitazioni di piazza. Ma perché le facciamo sempre così, le cose, noi italiani?"queste le parole di uno dei protagonisti.
per chi ha voglia di pescare un po' nel torbido.
lo racconto qui perchè non se ne parla da nessuna parte. in televisione passa un'immagine dell'Italia serena e senza grandi problemi. ma per chi come me vive a due passi da uno dei più grossi poli ceramici che sta soffrendo una crisi non da poco, fa rabbia ascoltare di continui tagli sulle spalle dei cittadini e di sovvenzioni a chi di regola non fa certo beneficenza.
tornando ad un intero settore in crisi, ed occupandomi io di lavoro, ho chiesto alla mia capa se poteva dirmi dove trovare il calcolo della indennità di cassa integrazione. evidentemente mi serve per qualcuno che fra poco in cassa integrazione ci finirà, e di fronte alla mia preoccupazione lei, molto seriamente, aveva già la soluzione. queste persone ne possono approfittare per riposarsi un po' e se proprio hanno bisogno di arrotondare possono sempre andare a fare i camerieri in nero.
il primo pensiero che si è materializzato nella mia testolina è stato: lo so che ai tuoi occhi siamo solo una manica di meridionali pezzenti che possono anche tornarsene da dove sono venuti.
ma poi, ricordandomi anche del suo orientamento politico, ho pensato di rivolgerle un complimento paragonandola al suo degno presidente del consiglio.
peccato che lei non ricordasse, degno elettore dalla memoria corta.
